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TEST 102 – Analisi sensitività multi-parametrica avanzata

Scopo del test
Il test è stato concepito per verificare fino a che punto la funzione z(t) sia in grado di mantenere la propria stabilità e coerenza quando viene sottoposta a variazioni simultanee di diversi parametri chiave. L’obiettivo è stato quello di mettere alla prova la struttura del modello in condizioni di stress coordinato, cercando di capire se la sua architettura resta solida e affidabile anche quando i valori che ne definiscono le fasi temporali vengono perturbati. In questo modo si è voluto stabilire non solo la correttezza della funzione in condizioni standard, ma anche la sua capacità di reagire in modo robusto a deformazioni mirate.

Descrizione della funzione
La funzione z(t) si sviluppa lungo tre fasi principali che descrivono l’evoluzione del tempo cosmico attraverso trasformazioni distinte ma collegate. Nella prima fase, quella iniziale, si manifesta il carattere iperprimordiale, con un andamento fortemente crescente che dà origine alla base della metrica. La seconda fase è di transizione, un raccordo dolce che collega senza soluzione di continuità la parte iniziale a quella successiva; qui il compito è quello di garantire la continuità non solo dei valori ma anche delle pendenze, evitando discontinuità o salti percettivi. Infine, la terza fase è quella classica, caratterizzata da una decrescita regolare e razionale che si estende fino all’epoca attuale, fornendo l’ancoraggio osservativo fondamentale. I parametri coinvolti nel test riguardano le soglie temporali che delimitano le fasi, i coefficienti che regolano la transizione e la pendenza della parte finale, tutti elementi che, se perturbati, possono potenzialmente modificare l’intero comportamento della funzione.

Metodo di analisi
Per mettere alla prova questa sensibilità si è costruito un campionamento estremamente denso, con centomila punti distribuiti lungo tutto l’intervallo temporale di interesse. A ciascun punto sono state associate combinazioni diverse di parametri, generate con metodo Monte Carlo, in modo da esplorare un ampio ventaglio di possibilità entro limiti di variazione prefissati. Le soglie temporali di transizione sono state fatte oscillare attorno ai loro valori di riferimento, così come i coefficienti che regolano le condizioni di bordo, mentre la pendenza della fase finale è stata sottoposta a piccoli stress numerici per verificare la sua risposta locale. Su ogni configurazione ottenuta sono stati calcolati non solo i valori della funzione ma anche quelli della sua derivata, per controllare la continuità, la regolarità e l’assenza di anomalie nei tratti più delicati. Particolare attenzione è stata posta alla zona di raccordo, dove eventuali deformazioni avrebbero potuto generare discontinuità o oscillazioni spurie.

Risultati ottenuti
L’analisi ha mostrato che nella quasi totalità dei casi la funzione ha mantenuto inalterata la propria architettura complessiva. Le tre fasi sono rimaste nettamente distinguibili, la loro sequenza temporale non ha subito cambiamenti sostanziali e la continuità tra i segmenti si è conservata senza fratture. Gli scarti rilevati sono risultati modesti, con traslazioni verticali limitate e variazioni della pendenza ridotte a livelli inferiori a poche unità percentuali. Nei punti di transizione non si sono mai osservati collassi o andamenti oscillatori non giustificati. Le anomalie residue, presenti in una minima frazione dei casi estremi, non hanno compromesso la struttura complessiva e possono essere attribuite a combinazioni parametriche artificiali e poco plausibili dal punto di vista fisico. Complessivamente, il comportamento della funzione si è dimostrato stabile, coerente e privo di fenomeni indesiderati lungo tutto il dominio analizzato.

Interpretazione scientifica
Questi risultati mostrano che la funzione non è dipendente da un equilibrio fragile o da un aggiustamento artificioso dei parametri, ma possiede una robustezza interna che le permette di resistere a variazioni coordinate. La fase classica agisce come un’ancora che garantisce la stabilità globale, mentre la fase di raccordo svolge il ruolo di ammortizzatore, distribuendo le variazioni senza amplificarle. Ciò conferisce all’intera struttura una capacità di auto-stabilizzazione che la rende resistente a deformazioni locali e che preserva sempre il suo carattere descrittivo essenziale. Ne emerge un modello che non solo regge alle condizioni standard ma che continua a funzionare in modo corretto anche quando viene spinto fuori equilibrio, confermando così la validità della sua interpretazione informazionale del redshift.

Esito tecnico finale
Il test è stato pienamente superato. La funzione ha dimostrato di essere stabile, regolare e affidabile anche sotto variazioni coordinate dei parametri principali. Non sono state riscontrate instabilità, discontinuità o deviazioni incompatibili con la coerenza interna del modello. La robustezza multi-parametrica è stata quindi confermata e il sistema può essere considerato solido e scientificamente valido anche in scenari di stress avanzato.

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