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TEST 139 – Robustezza predizioni metriche su scala Planck

Scopo del test
Lo scopo del test è stato quello di portare la metrica informazionale fino al suo limite più estremo, quello della scala di Planck, per capire se la struttura che regge l’intero modello cosmologico mantiene la propria coerenza anche dove le condizioni fisiche e matematiche diventano quasi paradossali. In altre parole, si è voluto verificare se la funzione rimane stabile, regolare e continua anche in prossimità di un tempo iniziale infinitamente piccolo, evitando divergenze e mantenendo le caratteristiche di monotonia e convessità necessarie a garantire un’evoluzione armonica e leggibile del cosmo sin dall’origine.

Descrizione della funzione
La funzione osservata rappresenta la trasformazione informazionale del tempo, articolata in più fasi che coprono l’intero arco dell’universo. Nella regione che ci interessa, quella iperprimordiale, il suo compito è descrivere un inizio che non sia mai caotico o distruttivo, ma che si presenti come una crescita compressa e regolare, con valori che partono da quasi zero e derivano verso condizioni finitamente controllate. Questa fase è cruciale perché costituisce il vero banco di prova del modello: se la funzione riuscisse a mantenere continuità e stabilità già qui, si potrebbe affermare che essa è in grado di sostenere il peso dell’intera costruzione cosmologica senza bisogno di ricorrere a ipotesi aggiuntive o forzature esterne.

Metodo di analisi
Per arrivare a questo risultato è stato scelto di esplorare l’intervallo temporale che va dal tempo di Planck, un valore estremamente piccolo, fino al bordo inferiore della fase successiva. L’indagine è stata condotta con un campionamento ultra-denso, capace di cogliere ogni minimo dettaglio di andamento, e accompagnata dal calcolo delle derivate fino all’ottavo ordine per avere una visione chiara non solo dell’andamento principale ma anche della finezza con cui la funzione si curva e si adatta. Oltre a questo, si sono introdotte perturbazioni controllate, variazioni infinitesimali sui parametri, per vedere se la struttura fosse capace di resistere a piccoli scostamenti senza perdere le proprie caratteristiche essenziali. Infine, si è controllato che nel punto di raccordo con la fase successiva non vi fossero salti, discontinuità o deformazioni inattese, mantenendo la regolarità sia del valore che della pendenza.

Risultati ottenuti
I risultati hanno mostrato con chiarezza che l’intera funzione si comporta in modo regolare e prevedibile in tutto il dominio analizzato. Non sono state rilevate divergenze, né punti di rottura, né instabilità numeriche. La crescita di 1+z, pur lenta e compressa, è risultata continua e armonica, partendo da valori prossimi allo zero e raggiungendo al bordo del dominio numeri ancora piccolissimi ma perfettamente definiti. La derivata prima si è mantenuta sempre positiva, segno di una crescita monotona, mentre la derivata seconda ha conservato un profilo convesso, evitando oscillazioni o flessi indesiderati. Tutte le derivate calcolate fino all’ottavo ordine si sono mostrate finite e progressivamente attenuate verso il limite iniziale, segno di un comportamento che resta governato e non degenera mai in caos. Anche le perturbazioni non hanno prodotto effetti destabilizzanti: la funzione ha reagito con variazioni proporzionali e controllate, senza amplificazioni caotiche. Infine, la verifica al bordo con la fase successiva ha confermato che il passaggio avviene senza scarti o disallineamenti.

Interpretazione scientifica
Questi risultati indicano che la metrica informazionale riesce a sostituire in modo naturale l’idea tradizionale di una singolarità iniziale. Non si assiste a una frattura o a un punto invalicabile, ma a un avvio ordinato in cui il tempo si costruisce gradualmente mantenendo coerenza interna. Il fatto che tutte le derivate alte tendano a zero al limite dimostra che l’inizio non è un collasso, ma una modulazione dolce di informazione che si apre verso la dinamica successiva. La risposta regolare alle perturbazioni testimonia la solidità del modello: non si tratta di una costruzione fragile che funziona solo in condizioni perfette, ma di una struttura capace di assorbire piccole variazioni e di rimanere fedele alla propria natura. La conferma del raccordo continuo garantisce che la fase iperprimordiale non è un compartimento isolato ma parte integrante e coerente di un’unica legge che governa il cosmo.

Esito tecnico finale
Il test risulta pienamente superato. La funzione ha dimostrato robustezza e stabilità in condizioni estreme, ha mantenuto continuità e coerenza fino all’ottavo ordine derivativo, e ha preservato l’armonia del raccordo con le fasi successive. La robustezza avanzata è confermata e la validità del modello viene estesa fino alla scala di Planck senza incrinature.

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