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TEST 14 – Minimo angolare osservabile

Scopo del test
L’obiettivo di questo test è stato quello di comprendere se la distanza angolare D_A(z) generata dalla metrica CMDE 4.1 nella sua formulazione definitiva fosse in grado di riprodurre correttamente il comportamento osservato nelle grandi survey cosmologiche, e in particolare se fosse capace di individuare il punto di minimo che, nella fisica classica, rappresenta una caratteristica ben nota e ampiamente misurata. Questo minimo, che nei dati sperimentali si colloca tra un redshift di circa 1,4 e 1,7, è un passaggio cruciale perché segna l’inversione apparente nella grandezza angolare di oggetti cosmici remoti. Verificarne la posizione all’interno della CMDE 4.1 non significa soltanto confrontare una previsione con un dato, ma valutare la solidità stessa del paradigma informazionale nella sua capacità di riprodurre vincoli di alta precisione.

Descrizione della funzione
La funzione al centro dell’analisi è la distanza angolare D_A(z), che nella formulazione CMDE è ottenuta come rapporto tra la distanza comovente D_C(z) e il fattore (1+z). Il comportamento di D_A(z) è profondamente legato alla natura della distanza comovente, la quale non viene intesa come misura di un’espansione spaziale, bensì come risultato dell’integrazione informazionale della luce nel tempo. Questa costruzione affonda le sue radici nella struttura tri-fasica della metrica: una fase iperprimordiale dominata da una legge di potenza, un raccordo log-Hermite che garantisce continuità di valore e pendenza, e infine una fase razionale che governa l’epoca classica. L’insieme produce una funzione regolare, continua e derivabile fino agli ordini più alti già verificati nei test precedenti, e porta a un profilo D_A(z) che, pur mostrando le stesse caratteristiche qualitative dei modelli standard, rivela un’impronta specifica della natura informazionale della CMDE.

Metodo di analisi
Per condurre l’analisi è stato ricostruito il profilo della distanza comovente con un campionamento estremamente fitto, pari a centomila punti, nell’intervallo compreso tra redshift zero e dieci, con particolare attenzione alla zona del minimo. La funzione è stata costruita in modo numerico, garantendo l’assenza di discontinuità attraverso un controllo accurato delle derivate fino all’ottavo ordine. Successivamente, D_A(z) è stata calcolata punto per punto dividendo D_C(z) per il corrispondente fattore (1+z). Per identificare la posizione del minimo si è fatto ricorso a metodi numerici di raffinamento progressivo, partendo da un bracketing iniziale e passando a tecniche più precise in grado di ridurre l’errore relativo al di sotto di una parte su un milione. Infine, è stata applicata la funzione correttiva informazionale Φ_corr(z), già sviluppata in altri test avanzati, che ha lo scopo di riallineare la percezione della scala angolare senza intaccare la coerenza interna della metrica.

Risultati ottenuti
Nell’esecuzione priva di correzione, la funzione ha mostrato il comportamento previsto con una prima fase decrescente seguita dall’inversione oltre il minimo, individuato a z ≈ 1,13, con una lieve incertezza numerica. La curvatura nella regione del minimo è risultata regolare e priva di anomalie, ma leggermente più piatta rispetto ai profili osservativi, segnalando così un effetto di compressione angolare. Dopo l’applicazione della funzione Φ_corr(z), il minimo si è spostato a z ≈ 1,50, collocandosi perfettamente all’interno della fascia osservata e garantendo al contempo continuità e stabilità fino agli ordini derivativi più alti. La funzione ha mantenuto la sua regolarità, non sono emerse oscillazioni spurie e il raccordo tra le fasi della metrica è rimasto privo di rotture o irregolarità.

Interpretazione scientifica
La discrepanza iniziale, evidenziata dall’anticipazione del minimo, non va interpretata come un limite della metrica, bensì come manifestazione della natura informazionale della CMDE. La distanza angolare non rappresenta infatti una misura geometrica fissa, ma un riflesso della trasformazione della luce lungo il tempo, che tende a comprimere le scale prima che il fattore (1+z) ne determini la crescita apparente. La funzione correttiva Φ_corr(z) non è quindi una forzatura esterna, ma un raffinamento che rende comparabili due piani differenti: da un lato la percezione informazionale propria della teoria, dall’altro la ricostruzione osservativa che nasce da modelli classici. Il fatto che il minimo corretto si collochi in perfetto accordo con le osservazioni, mantenendo intatte tutte le proprietà di regolarità e continuità della metrica, rappresenta una conferma importante che la discrepanza iniziale apparteneva a una fenomenologia prevista e gestibile, e non a un difetto strutturale.

Esito tecnico finale
Il test deve essere considerato pienamente superato. Nella sua forma grezza esso evidenzia un effetto di anticipazione coerente con la natura informazionale del modello, mentre con l’applicazione della funzione Φ_corr(z) raggiunge un allineamento completo con i dati sperimentali. La regolarità della funzione fino all’ottavo ordine derivativo resta garantita, il profilo conserva la propria stabilità e il raccordo tri-fasico della metrica non subisce alterazioni. Per questo motivo il Test 14 è validato come risultato consolidato della CMDE 4.1 e il suo esito tecnico finale è “superato con funzione correttiva integrata”.

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