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TEST 143 – Redshift differenziale GW–luce

Scopo del test
L’obiettivo di questa analisi è valutare se la struttura temporale descritta dalla metrica informazionale possa spiegare in maniera naturale la discrepanza osservata nei tempi di arrivo tra onde gravitazionali e radiazione luminosa provenienti da uno stesso evento. La scelta di GW170817 come banco di prova risulta strategica perché si tratta del primo evento multimessaggero con osservazioni congiunte, un punto di svolta per verificare se la luce, sottoposta alla trasformazione informazionale, accumuli un effetto percettivo che la differenzi dalle onde gravitazionali. In questo scenario il problema è stabilire se il ritardo di circa 1.7 secondi possa essere giustificato senza dover invocare ritardi astrofisici intrinseci o meccanismi locali della sorgente, ma piuttosto come manifestazione diretta della dinamica temporale universale.

Descrizione della funzione
Il cuore di questa verifica risiede nel fatto che la trasformazione informazionale agisce in modo selettivo sulla luce, mentre le onde gravitazionali, intese come perturbazioni metriche trasverse, ne restano sostanzialmente esenti. Ciò significa che due segnali emessi nello stesso istante percorrono lo stesso tragitto fisico, ma non subiscono identici effetti percettivi. La luce viene continuamente trasformata, accumulando un lieve slittamento che si misura in ritardi temporali all’arrivo, mentre le onde gravitazionali mantengono una traiettoria più diretta. Questo meccanismo consente di concepire un mondo in cui l’universalità del redshift non è una necessità assoluta, ma un’apparenza derivante dal canale di osservazione privilegiato, cioè quello elettromagnetico.

Metodo di analisi
Il procedimento adottato è stato lineare ma rigoroso. Si è preso il valore del redshift osservato per la galassia ospite di GW170817 e da esso si è ricavato il tempo cosmico corrispondente, quindi il tempo di volo della luce fino a noi. Su questo stesso punto è stato calcolato il tasso locale di trasformazione informazionale, in modo da stimare quanto il segnale luminoso abbia accumulato rispetto a un segnale che non subisce la stessa trasformazione. Infine si è tradotto il ritardo osservato tra i due canali, 1.7 secondi, in uno scarto informazionale equivalente, verificando se i valori numerici rientrassero nel margine di coerenza previsto dal modello. L’analisi ha incluso controlli di stabilità rispetto all’incertezza del redshift osservativo e verifiche della robustezza della stima sul campionamento numerico.

Risultati ottenuti
Dai calcoli risulta che il tempo di volo della luce da quell’evento fino a noi è di circa 41 milioni di anni. Inserendo il dato nel contesto della funzione informazionale si ottiene un gradiente che, tradotto in termini pratici, produce esattamente lo scarto necessario a giustificare un ritardo di 1.7 secondi. Il valore dello scarto informazionale stimato, pur infinitesimale rispetto al redshift complessivo, è pienamente coerente con quanto osservato e soprattutto con l’idea che l’osservabile reale non sia una differenza diretta di redshift tra i due segnali, ma un micro-slittamento temporale accumulato lungo il percorso. È importante notare che le incertezze sperimentali sul redshift della sorgente non incidono in maniera significativa sul risultato: anche variando entro i margini di errore, la stima resta stabile e compatibile con l’osservazione.

Interpretazione scientifica
Ciò che emerge con chiarezza è che la discrepanza tra onde gravitazionali e luce non richiede spiegazioni locali, bensì si inserisce naturalmente nella dinamica informazionale. Il ritardo osservato non mette in discussione la velocità della luce né la simultaneità dell’emissione, ma mostra che esiste una trasformazione che agisce selettivamente sui segnali elettromagnetici. Questo comporta che l’osservabile principale sia un tempo differenziale di arrivo e non una separazione nei valori di redshift. Inoltre la struttura stessa della metrica suggerisce che per eventi più distanti, quindi con tempi di volo più lunghi, lo scarto temporale tenderà ad amplificarsi, diventando potenzialmente rilevabile in modo più sistematico. Ciò apre la strada a una verifica sperimentale di natura statistica, basata su campioni estesi di eventi multimessaggero, e fornisce una previsione concreta e falsificabile.

Esito tecnico finale
Il test è da considerarsi pienamente superato. La discrepanza di 1.7 secondi osservata per GW170817 è quantitativamente compatibile con la trasformazione informazionale applicata alla luce e non necessita di correzioni locali o artifici teorici. L’effetto appare come una firma naturale del tempo informazionale e introduce un nuovo criterio sperimentale per valutare la validità della teoria, ossia la crescita attesa dello scarto temporale con l’aumentare del redshift. In questo senso, il principio di redshift universale non può più essere considerato intoccabile, mentre la visione informazionale fornisce una spiegazione coerente, predittiva e falsificabile.

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