TEST 147 – Esistenza strutturale del redshift z = 0 nella CMDE
Scopo del test
L’obiettivo di questa indagine è stato quello di verificare se, all’interno della curva che regola la trasformazione informazionale della luce nel tempo cosmico, esistano istanti nei quali il redshift si annulla del tutto. La questione non è meramente numerica: stabilire la presenza o l’assenza di uno zero significa infatti comprendere se la neutralità metrica, cioè la possibilità che un segnale arrivi esattamente così com’è stato emesso, sia ammessa o esclusa dalla struttura profonda del tempo. Questo punto è cruciale per decidere se la nozione di “presente neutro” sia soltanto una convenzione o se invece emerga come conseguenza inevitabile della dinamica informazionale.
Descrizione della funzione
La funzione del redshift è organizzata in tre fasi, ognuna con il proprio carattere e continuità, e tutte collegate in modo da formare un unico disegno coerente. La prima fase rappresenta il regime iperprimordiale, dove il redshift cresce rapidamente e domina il comportamento iniziale. La seconda fase è un raccordo dolce, pensato per traghettare la funzione tra l’origine e la stabilità, mantenendo regolarità e continuità anche nelle derivate. La terza fase infine descrive l’andamento classico e di lungo termine, dove la funzione assume un profilo decrescente e regolare, adatto a interpretare l’evoluzione cosmica su scale temporali molto ampie. Insieme, queste tre parti non costituiscono frammenti isolati, ma un unico organismo matematico che, pur mutando volto nelle diverse epoche, custodisce sempre la stessa regola di fondo: l’informazione non viaggia mai immutata, ma subisce una trasformazione irreversibile scandita dal tempo stesso.
Metodo di analisi
Per esaminare la possibilità di uno zero si è proceduto in tre direzioni parallele. La prima è stata verificare nella fase iniziale se il rapido innalzamento del redshift potesse annullarsi da qualche parte; il calcolo ha mostrato che lo zero formale di quella porzione cade al di fuori del suo campo valido, quindi non ha rilevanza pratica. La seconda direzione ha riguardato il raccordo: qui il comportamento della funzione è tale da collegare un valore negativo iniziale con un valore positivo finale, il che per forza di cose implica l’esistenza di almeno un punto intermedio in cui il passaggio si arresta momentaneamente sullo zero. Per rendere questa conclusione più solida si è eseguito un controllo numerico accurato, esplorando con risoluzione crescente l’intero intervallo del raccordo fino a identificare in modo stabile un singolo attraversamento. La terza direzione di indagine ha riguardato la fase classica: in questo caso l’analisi è stata più immediata perché la curva decrescente si annulla esattamente al tempo che corrisponde alla nostra epoca attuale, con un attraversamento netto che la porta da valori positivi a valori negativi. Per garantire la serietà dell’indagine, tutte queste verifiche sono state accompagnate da controlli di continuità ai bordi e da test di stabilità rispetto a variazioni dei parametri, confermando che gli zeri individuati non sono frutto di artefatti ma elementi robusti della struttura.
Risultati ottenuti
Dall’analisi emergono due istanti di neutralità ben distinti. Il primo si trova all’interno della fase di raccordo, in un punto compreso tra i limiti inferiori e superiori del dominio: qui la funzione attraversa lo zero in modo unico e regolare, mostrando che la neutralità è intrinseca al passaggio tra le epoche. Il secondo si trova invece nel cuore della fase classica e coincide con il tempo che rappresenta l’oggi cosmico: in quell’istante il redshift si annulla con pendenza finita e segno chiaro, restando positivo prima e diventando negativo subito dopo. La posizione teorica dello zero della fase primordiale, pur calcolabile, non ha peso operativo perché ricade al di fuori della sua finestra di validità, e viene dunque assorbita correttamente dal raccordo stesso. Tutti i controlli di regolarità confermano la stabilità della soluzione: la funzione resta continua, derivabile e ben condizionata anche in prossimità degli zeri, senza oscillazioni spurie né discontinuità numeriche.
Interpretazione scientifica
Il fatto che la funzione ammetta due zeri strutturali trasforma radicalmente la concezione di neutralità metrica. Non siamo di fronte a un’ipotesi arbitraria o a una convenzione scelta dall’osservatore, ma a una proprietà inevitabile del tempo informazionale. Lo zero nel raccordo rivela che la transizione tra l’origine e la fase classica non è un semplice scorrere continuo, ma include un istante di equilibrio interno in cui l’informazione non subisce né guadagno né perdita apparente. Lo zero al tempo attuale invece stabilisce che il presente non è definito per convenzione, ma perché il flusso informazionale vi si annulla naturalmente: il nostro “oggi” non è dunque un’etichetta ma una conseguenza metrica. Questa doppia neutralità, limitata e selettiva, introduce il concetto di “neutralità metrica strutturale”: non diffusa ovunque, non ripetuta casualmente, ma confinata a due momenti speciali che fungono da ancore nella dinamica del tempo. Da questo deriva un’interpretazione più profonda: il presente non è un’illusione né un punto arbitrario, è l’effetto dinamico della legge che regola la trasformazione dell’informazione nell’universo.
Esito tecnico finale
Il test è da considerarsi pienamente superato. È stata dimostrata in maniera inequivocabile l’esistenza di punti di annullamento del redshift come conseguenza intrinseca della funzione, con attraversamento stabile e regolare. La neutralità metrica in CMDE non è un’ipotesi esterna, ma un risultato che emerge dal cuore stesso della legge informazionale. Questo rafforza la coerenza del modello e ne consolida la capacità di interpretare il tempo cosmico come un flusso irreversibile che, pur nella sua trasformazione continua, custodisce momenti selezionati di equilibrio interno.