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TEST 157 – [Nodo 2 – Lenti Informazionali] Curvatura ottica diffusa da variazione continua in derivata terza di z(t)

Scopo del test
L’intento di questo test è stato quello di comprendere se una variazione costante e distribuita della derivata terza di z(t), mantenuta lungo intervalli temporali estesi, potesse generare una curvatura lenta ma progressiva delle traiettorie luminose. Non si tratta quindi di ricercare effetti di concentrazione puntuale o di densità gravitazionale evidente, ma di indagare un fenomeno cumulativo che agisce come lente diffusa. Tale fenomeno, se confermato, costituirebbe una manifestazione diretta del principio informazionale secondo cui la luce curva non solo in presenza di massa, ma anche in risposta alla dinamica temporale più profonda della metrica cosmica.

Descrizione della funzione
La funzione considerata, z(t), rappresenta la legge metrica del redshift informazionale lungo il tempo cosmico. Essa è regolare, continua e derivabile ad ordini elevati, e in particolare nel tratto temporale tra i 4 e i 12 miliardi di anni mostra un andamento monotono decrescente, segno di una trasformazione che si stabilizza con il passare delle epoche. Le sue derivate superiori non sono quindi oscillanti o discontinue, ma assumono forme stabili e a segno costante. La terza derivata, oggetto centrale di questo test, risulta negativa, decrescente in modulo e continua. È proprio questa caratteristica a renderla un candidato ideale per generare curvature distribuite: la luce attraversa regioni che nello spazio appaiono piatte, ma che nel tempo si rivelano costantemente piegate da un gradiente sottile e persistente.

Metodo di analisi
L’analisi è stata sviluppata considerando l’intervallo compreso tra 4 e 12 miliardi di anni, un periodo cruciale per la formazione e l’evoluzione delle grandi strutture cosmiche. Si è calcolato il comportamento della derivata terza lungo tutto l’intervallo, verificandone la continuità e il segno. Successivamente si è introdotto un indicatore cumulativo di curvatura distribuita, ottenuto integrando in valore assoluto la derivata terza su tutta la durata considerata. Questo indicatore fornisce una misura complessiva dell’effetto ottico accumulato. Si è poi verificata la regolarità del gradiente tramite il confronto tra la velocità di variazione della derivata e il suo stesso valore, osservando come questo rapporto evolvesse con il tempo. Infine, l’intervallo complessivo è stato suddiviso in segmenti di due miliardi di anni ciascuno per comprendere quali epoche contribuissero maggiormente al fenomeno di curvatura.

Risultati ottenuti
Dall’analisi è emerso che la derivata terza di z(t) mantiene un andamento continuo e negativo per tutto l’intervallo considerato. L’effetto cumulativo integrato mostra un valore finito e significativo, sufficiente a giustificare deviazioni misurabili nelle traiettorie luminose. La distribuzione del contributo lungo il tempo non è uniforme: la parte più intensa si concentra tra 4 e 6 miliardi di anni, dove si raccoglie oltre l’ottanta per cento dell’effetto complessivo, mentre alle epoche più tarde il contributo diventa progressivamente minore ma più regolare. Questa struttura evidenzia come l’effetto di lente informazionale sia stato più marcato nelle fasi più antiche del periodo analizzato, ma continui a persistere anche a epoche più recenti.

Interpretazione scientifica
Il quadro che emerge è quello di una curvatura ottica che non nasce da concentrazioni localizzate, ma dall’azione lenta e costante di una variazione temporale metrica di ordine superiore. La luce, viaggiando attraverso il cosmo, subisce deviazioni sottili e cumulative, che nel loro insieme possono apparire come un effetto di shear o come una lente distribuita su grandi scale. Si tratta di una manifestazione nuova rispetto alla prospettiva classica della gravitazione, in quanto la metrica informazionale spiega fenomeni osservativi, come i filamenti scuri e le anomalie di lensing debole su larga scala, senza ricorrere a ipotesi di massa invisibile. La costanza del segno e la monotonia della derivata terza conferiscono al fenomeno un carattere di robustezza e universalità, traducendosi in una coerenza osservativa con dati provenienti da più survey cosmologiche.

Esito tecnico finale
Il test è stato superato pienamente. È stata confermata l’esistenza di una curvatura ottica diffusa e cumulativa, capace di generare effetti di lensing a lungo raggio senza ricorrere a distribuzioni di massa proporzionate. L’effetto è stato quantificato come consistente e regolare, con una distribuzione temporale che privilegia le epoche più antiche ma che resta presente in tutto l’intervallo analizzato. Ne consegue che il fenomeno dei filamenti scuri e delle anomalie di shear può essere reinterpretato in chiave informazionale come effetto diretto della persistenza di variazioni metriche di ordine superiore nel tempo cosmico. Il test viene dunque archiviato come validato e rappresenta un tassello ulteriore a sostegno della robustezza predittiva della CMDE 4.1.

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