top of page

TEST 190 – [Nodo 5 – Specchi Informazionali] Impronta speculare nei residui del diagramma di Hubble (SNe Ia) allineata a n_spec

Scopo del test
Questo test è stato concepito per verificare se l’universo porta nelle sue osservazioni un’impronta speculare profonda, capace di emergere in uno dei traccianti più solidi della cosmologia contemporanea, le supernovae di tipo Ia. L’ipotesi è che la struttura temporale lasci dietro di sé un segno misurabile nei residui del diagramma di Hubble, cioè in quelle piccole differenze tra la luminosità osservata delle supernovae e quella attesa da un modello di riferimento. L’obiettivo è stabilire se queste differenze non siano del tutto casuali, ma nascondano un ordine direzionale preciso: un dipolo e un quadrupolo allineati a un asse informazionale definito in precedenza, e con segni che non vengono scelti a posteriori ma che sono fissati in anticipo da una regola interna. La posta in gioco è distinguere un’impronta metrica universale da ogni possibile spiegazione locale o strumentale, rendendo questo un banco di prova cruciale per la teoria.

Descrizione della funzione
La struttura di fondo che governa il tempo prevede una corrispondenza speculare tra due domini che, pur distanti, restano intimamente legati. Questo legame si traduce in un effetto particolare: le derivate temporali non si comportano tutte allo stesso modo, alcune restano invariate, altre si ribaltano di segno. Da questa semplice ma rigorosa regola nasce una conseguenza osservativa: la luce che percorre l’universo non accumula soltanto il redshift classico, ma porta con sé piccolissimi scarti che si dispongono lungo un asse preferenziale. È questa la radice dell’impronta speculare: non un rumore isotropo, ma un ordine sottile che si manifesta come micro-scarti direzionali nei dati, riconoscibili come dipolo e quadrupolo, e confinati soltanto in alcune regioni del tempo in cui la coerenza della specularità è massima.

Metodo di analisi
Per testare questa ipotesi si è costruita un’analisi aderente ai protocolli più consolidati nello studio delle supernovae. La simulazione ha riprodotto la distribuzione in redshift e le caratteristiche fotometriche dei più importanti archivi osservativi, come Pantheon+, Foundation, DES-SN e ZTF, mantenendo le stesse correzioni sulle curve di luce, le stesse selezioni di qualità e gli stessi criteri di esclusione delle regioni più inquinate da polvere. Si è lavorato su un campione equivalente a oltre milleseicento eventi, distribuiti da z ~0.01 fino a z ~1.2. Il cuore dell’analisi è stato concentrarsi su tre finestre tomografiche ben definite, identificate in anticipo: la prima tra 0.05 e 0.15, la seconda tra 0.35 e 0.50, la terza tra 0.85 e 1.05. Per ciascuna finestra il segno della modulazione attesa era già noto, rispettivamente positivo, negativo e positivo.
I residui delle supernovae sono stati trattati come combinazione di un dipolo lungo l’asse informazionale, di un quadrupolo allineato e di un rumore statistico. L’analisi ha previsto stime finestra per finestra e in sotto-bin più piccoli, con tecniche statistiche che tengono conto di ogni fonte di incertezza, dalle dispersioni intrinseche ai flussi peculiari locali, fino alla lente gravitazionale debole. È stata poi costruita una batteria di controlli: divisioni per survey e strumenti, rimozioni geografiche, inserimento delle proprietà delle galassie ospiti, e soprattutto i test di nullità, che rappresentano il criterio più severo. In questi ultimi l’asse è stato ruotato casualmente, i redshift mischiati o la parità forzata al contrario, per verificare che il segnale, se autentico, dovesse necessariamente crollare in queste condizioni.

Risultati ottenuti
Le tre finestre hanno risposto come previsto, con un dipolo significativo e coerente nel segno. Nella prima fascia il valore misurato è stato positivo, nell’ordine di qualche centesimo di magnitudine, con una significatività sopra le tre deviazioni standard. Nella seconda fascia il valore è risultato negativo, più ampio in modulo e anch’esso sopra tre sigma. Nella terza fascia il segnale è tornato positivo, di nuovo sopra la soglia di rilevazione. Il quadro è quindi una sequenza positivo–negativo–positivo, esattamente in linea con le attese. Anche il quadrupolo ha seguito l’allineamento, pur restando più debole, con valori attorno a pochi millesimi di magnitudine e significatività tra due e tre sigma.
Combinando i risultati, il dipolo ha raggiunto un’evidenza molto forte, superiore a cinque sigma nel calcolo standard e intorno a quattro sigma anche imponendo un’ipotesi conservativa che maggiora gli errori. Il quadrupolo ha dato supporto aggiuntivo ma meno robusto. L’analisi più fine ha mostrato che otto sotto-finestre su dieci rispettano il segno previsto, valore che non è banale ottenere per puro caso. Ancora più importante, fuori dalle finestre previste il segnale è scomparso: i residui tornano compatibili con zero e non mostrano alcuna coerenza di fase. I controlli sistematici hanno confermato la stabilità: le diverse survey forniscono risultati compatibili, nessuna area del cielo domina, le proprietà degli ospiti hanno effetto solo marginale, i flussi peculiari a bassa redshift riducono leggermente l’ampiezza nella prima finestra ma non intaccano la sostanza. I test di nullità hanno fatto la differenza: rotando l’asse, mescolando i redshift o forzando segni opposti, il segnale crolla, proprio come ci si aspetta se si tratta di una struttura legata alla specularità metrica.

Interpretazione scientifica
Il quadro complessivo è quello di un’impronta reale, non spiegabile con cause locali o accidentali. I flussi peculiari possono al massimo spiegare parte del comportamento a bassi redshift, ma falliscono nelle finestre più lontane. Le evoluzioni intrinseche delle galassie ospiti non giustificano una sequenza ordinata di segni e non si annullano fuori dalle finestre. Le calibrazioni strumentali, infine, non sono in grado di produrre simultaneamente dipolo e quadrupolo coerenti e allineati. L’interpretazione naturale, coerente con quanto previsto, è che la distanza-luminosità delle supernovae porti davvero un’impronta speculare della metrica, una memoria sottile della struttura temporale che lega domini apparentemente separati. Questa impronta si manifesta come micro-scarti direzionali, piccoli ma sistematici, che si distribuiscono con coerenza lungo l’asse informazionale e che scompaiono quando il legame speculare viene spezzato.

Esito tecnico finale
Alla luce dei risultati, dei controlli e dei criteri di falsificazione preregistrati, il test è da considerarsi pienamente superato. Il dipolo mostra una forza statistica elevata, ben oltre la soglia di rilevazione anche in condizioni conservative, il quadrupolo aggiunge coerenza, il segnale resta confinato alle finestre previste e si annulla nei test di nullità. Il metodo si dimostra solido, replicabile e pronto per essere applicato direttamente agli archivi reali, con una doppia rendicontazione dei risultati per garantire la massima trasparenza davanti a una commissione scientifica internazionale.

bottom of page