TEST 198 – [Nodo 5 – Specchi Informazionali] Ombre BH: asimmetria speculare dell’anello fotonico e rotazione polarimetrica allineate a n_spec
Scopo del test
L’indagine mira a stabilire se, nelle condizioni estreme del vicino-orizzonte dei buchi neri supermassicci, la simmetria profonda che lega tempi speculari possa imprimere una traccia visibile e riconoscibile. L’ipotesi è che la specularità non resti confinata a livello astratto ma diventi misurabile attraverso la struttura stessa dell’anello fotonico, che non apparirebbe più come un cerchio perfettamente uniforme ma mostrerebbe una leggera asimmetria direzionale e una precisa rotazione polarimetrica. Se questi due segnali emergono con il segno e l’orientamento attesi, e se sopravvivono a tutti i controlli, essi costituirebbero una vera e propria impronta informazionale impressa nel regime più estremo della gravità.
Descrizione della funzione
Alla base del test vi è la costruzione di un predittore capace di tradurre le simmetrie e le inversioni della struttura metrica in un segnale osservabile. Questo predittore, che nasce dalla combinazione ordinata delle derivate e dalla loro trasformazione speculare, fornisce un’indicazione di segno che diventa la guida per individuare una direzione preferenziale nel piano del cielo, ossia l’asse attorno al quale l’anello dovrebbe mostrare la sua componente antisimmmetrica e la sua chiralità polarimetrica. In questo modo la geometria dell’anello non è più considerata solo un riflesso del plasma circostante, ma si trasforma in un tracciato di coerenza metrica che trasmette l’eredità del dominio speculare.
Metodo di analisi
L’approccio operativo richiede la selezione di oggetti astronomici per i quali disponiamo di immagini interferometriche millimetriche polarizzate, raccolte in più epoche e in più bande. Le immagini vengono rese compatibili in frequenza e risoluzione, vengono deconvolute con lo stesso kernel e poi orientate nello stesso piano del cielo. Su ciascun anello si misura la distribuzione azimutale della luminosità e della polarizzazione, traducendola in due grandezze aggregate: la prima cattura il grado di antisimmmetria della luminosità rispetto all’asse privilegiato, la seconda esprime invece la mano netta con cui l’angolo di polarizzazione ruota seguendo l’anello. La robustezza delle misure viene garantita da bootstrap, da controlli che escludono sistematicamente antenne o intere epoche, e soprattutto da prove di annullamento che consistono nel ruotare artificialmente l’asse o nel rimescolare gli azimuth, operazioni che devono necessariamente abbattere il segnale se questo è davvero legato alla specularità informazionale. In parallelo, l’intera procedura viene testata su simulazioni realistiche, sia prive di qualunque imprinting di parità, sia dotate di una tenue rotazione di fase globale che rappresenta l’ipotesi informazionale.
Risultati ottenuti
Le simulazioni prive di parità globale mostrano esiti pienamente compatibili con zero per entrambe le statistiche, confermando che i modelli astrofisici tradizionali non generano spontaneamente segnali del tipo cercato. Quando invece si introduce la lieve rotazione di fase coerente con la specularità, i segnali emergono con ampiezza stabile, ben al di sopra del rumore e sopravvivono ai controlli di robustezza, mentre i test di annullamento li riducono a valori trascurabili come previsto. Passando dai modelli ai dati pubblici disponibili, si intravedono segnali qualitativi coerenti sia sull’anello di M87* sia su quello di Sgr A*, ma la loro ampiezza rimane al di sotto della soglia di significatività statistica se analizzati unicamente a livello di immagine. In queste condizioni la Point Spread Function e le scelte di regolarizzazione pesano ancora troppo per trarre conclusioni definitive, rendendo necessario un passo ulteriore.
Interpretazione scientifica
Il quadro che emerge è duplice: da un lato si conferma che i modelli standard non producono le firme cercate, dall’altro si dimostra che l’introduzione della trasformazione speculare genera segnali che hanno le caratteristiche giuste, sia in direzione sia in segno, e che non vengono annullati da controlli stringenti. Il fatto che nei dati reali esistano indizi qualitativi nella direzione prevista rafforza l’ipotesi, ma la loro entità ridotta impone cautela. Se la conferma arriverà con analisi più dirette e meno dipendenti dalle tecniche di imaging, allora potremo concludere che il dominio speculare lascia davvero una traccia leggibile fin dentro la geometria del vicino-orizzonte, trasformando l’anello fotonico in un testimone privilegiato della natura informazionale del tempo.
Esito tecnico finale
Il test è pienamente superato a livello teorico e simulativo, con tutti i controlli rispettati e con segnali robusti e riproducibili. Sul piano osservativo sono presenti indizi ma non ancora la significatività necessaria, per cui la valutazione finale resta sospesa in attesa di un’analisi completa sui dati interferometrici grezzi. Lo stato ufficiale è dunque: superato nei modelli e nella metodologia, in verifica osservativa per il completamento definitivo.