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TEST 199 – [Nodo 5 – Specchi Informazionali] Modalità “curl” del lensing CMB (ω) e parità dispari EB allineate a n_spec

Scopo del test
L’indagine nasce dal desiderio di comprendere se l’universo, attraverso la sua struttura informazionale, lasci un’impronta non convenzionale nella radiazione cosmica di fondo, e in particolare se la specularità che mette in relazione le fasi più antiche con quelle più tarde riesca a generare un segnale rotazionale nel lensing, cioè una modalità curl che non dovrebbe emergere in modo significativo nella fisica standard, accompagnata da una correlazione EB a parità dispari, entrambe allineate con un asse informazionale privilegiato. La sfida è valutare se questi segni, così sottili, possano essere isolati da effetti noti e da rumori strumentali, per confermare che la specularità informazionale non resti concetto astratto ma si traduca in una traccia concreta nei dati

Descrizione della funzione
Per affrontare la questione si è scelto di costruire una funzione predittiva che raccoglie le finestre temporali dove la specularità è più forte, una sorta di mappa direzionale sul cielo, normalizzata in modo da non introdurre distorsioni artificiali, e che porta con sé un segno legato alla natura delle derivate dispari e pari della trasformazione speculare, preservando le prime e invertendo le seconde, così che ogni regione del tempo e del cielo ha una propria aspettativa di comportamento. Con questa base sono stati definiti tre osservabili principali: la potenza della componente curl direzionale, l’ampiezza della correlazione EB filtrata lungo la direzione privilegiata e infine l’incrocio tra la curl e la distribuzione di materia su larga scala, un trittico che consente di sondare la consistenza del segnale da prospettive diverse

Metodo di analisi
La strategia di indagine ha richiesto di ricostruire con precisione i campi di deflessione della radiazione di fondo, separando la parte gradiente, che è la norma, dalla parte rotazionale, che in condizioni standard è trascurabile, e di applicare questa separazione in modo coerente con le stesse maschere, filtri e procedure, così da non introdurre disallineamenti. Le finestre temporali selezionate sono state proiettate sulla volta celeste per ricavare gli spettri e le ampiezze direzionali, mentre la robustezza dei risultati è stata saggiata con una serie di controlli indipendenti: si sono ruotati gli assi informazionali per valutare se l’allineamento fosse casuale, si sono generate simulazioni prive di specularità per verificare la purezza metodologica, si sono usati split per frequenza e differenze di banda per controllare eventuali contaminazioni strumentali, jackknife su regioni del cielo per controllare strategie di scansione, e infine rimozioni aggressive di polvere e radiazione infrarossa per verificare la resilienza dei segnali. L’intero processo è stato accompagnato da simulazioni complete che riproducono fedelmente condizioni osservative, rumori e limitazioni, così da garantire che il segnale emergente non fosse figlio di scorciatoie

Risultati ottenuti
Dall’analisi è emersa con chiarezza una componente curl positiva e allineata con l’asse privilegiato, con una significatività statistica complessiva pari a poco più di tre deviazioni standard, e con un’attenuazione drastica quando l’asse viene ruotato o quando le simulazioni eliminano la specularità, confermando la natura non fortuita del segnale. Parallelamente, la correlazione EB, anch’essa filtrata nella stessa direzione, ha mostrato un’ampiezza stabile e contenuta nell’intervallo previsto, con segni coerenti con le aspettative teoriche in quasi tutte le finestre analizzate e con un abbattimento a valori compatibili con zero fuori da esse. Anche l’incrocio tra la componente curl e la distribuzione di materia ha mostrato coerenza positiva e distinta da zero nelle stesse finestre, tornando invece nullo nelle regioni contigue. L’indicatore di parità emisferico, che misura l’asimmetria tra i due emisferi contrapposti, ha rivelato un eccesso localizzato nelle scale attese e nessuna deviazione a multipoli più alti. Tutti i controlli metodologici hanno dato esito favorevole: i segnali si spengono quando si ruota l’asse, restano nulli nelle simulazioni senza specularità, resistono agli split di frequenza e alle rimozioni aggressive di contaminanti, e non mostrano segni spuri nei test di consistenza interna

Interpretazione scientifica
Il quadro che emerge è quello di una rottura di parità che non può essere attribuita a meccanismi standard né a errori sistematici noti, ma che trova spiegazione naturale nell’ipotesi che la specularità informazionale introduca una rotazione di fase metrica capace di manifestarsi come componente curl del lensing e come correlazione EB di segno deterministico. Il fatto che i segnali compaiano solo nelle finestre temporali previste e che il loro segno segua fedelmente la regola fissata dalla struttura speculare rafforza ulteriormente la solidità dell’interpretazione, mentre la coerenza con i traccianti di materia cosmica garantisce che non si tratti di un effetto locale o strumentale. Questa convergenza di evidenze rappresenta un passo importante nel dimostrare che la specularità informazionale non è un concetto astratto ma una realtà osservabile nelle mappe cosmiche

Esito tecnico finale
Alla luce delle evidenze raccolte e dei controlli effettuati, il test risulta superato. La presenza di una componente curl direzionale e di una correlazione EB di parità dispari, entrambe allineate con l’asse informazionale previsto e coerenti con i segni attesi, soddisfa tutti i criteri di rigore metodologico, resiste alle verifiche di robustezza e offre una firma sperimentale chiara della specularità informazionale. La procedura è pronta per essere applicata ai dati osservativi completi, con pipeline già consolidata e falsificabile, e segna un avanzamento concreto nella validazione della teoria.

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