TEST 227 – [Nodo 6 – Fenomeni Informazionali Anticipatori] Eiezioni di jet relativistici (VLBI): pre-eco del core, drift EVPA e variazione di core-shift prima della nascita del “knot”, guidati da ∂⁵z e |∂⁶z|
Scopo del test
Lo scopo di questo studio è quello di comprendere se i getti relativistici emessi da nuclei galattici attivi mostrino segnali deboli ma coerenti nelle settimane e nei giorni che precedono la nascita di nuove componenti superluminali. L’attenzione si concentra su tre fenomeni anticipatori che, se confermati, costituirebbero firme metriche di grande valore: un leggero incremento del flusso del core percepibile a più frequenze, un lento e sistematico spostamento dell’angolo di polarizzazione che precede l’evento con verso ben definito, e una variazione misurabile della posizione apparente del core lungo il getto che indicherebbe un ridisegno preliminare dell’opacità. Il test mira a distinguere queste firme sottili da fluttuazioni casuali, da instabilità locali e da errori di calibrazione, verificando se esse seguano leggi regolari e predicibili che possano essere riconosciute come segnali metrici anticipatori autentici.
Descrizione della funzione
Il cuore della ricerca risiede nella capacità della funzione del tempo cosmico di generare derivate alte che conservano regolarità e continuità fino a ordini elevati. È proprio in questi ordini che si manifestano le informazioni necessarie a guidare i processi anticipatori. La derivata quinta stabilisce in maniera univoca il verso delle variazioni attese, mentre la derivata sesta imprime la rigidità temporale, ovvero la scala entro la quale i segnali si concentrano prima dell’evento. Questi due parametri non sono liberi ma determinano vincoli globali: il segno rimane costante per tutto il dominio operativo e le ampiezze crescono in modo regolare con il redshift di emissione. Da qui deriva che le finestre di anticipo si restringono progressivamente man mano che si considerano sorgenti più lontane e più energetiche, offrendo così una previsione naturale sull’andamento dei fenomeni.
Metodo di analisi
Per mettere alla prova questa ipotesi, si definisce un predittore capace di combinare insieme il verso imposto dalla derivata quinta e la rigidità temporale regolata dalla derivata sesta. Questo predittore determina sia la finestra temporale in cui cercare i segnali anticipatori, sia la loro probabile intensità. A quel punto si selezionano eventi documentati da osservazioni VLBI multifrequenza e polarimetriche, ricche di dati a 8, 15, 22, 43 e, dove disponibile, 86 GHz, e si fissa il tempo zero al momento della prima separazione morfologica del knot dal core. Si analizzano quindi i giorni precedenti questo istante, valutando se il core mostra un incremento frazionario coerente su più frequenze, se l’angolo di polarizzazione presenta uno spostamento continuo nel verso previsto, e se la posizione apparente del core varia lungo il getto in maniera misurabile. Per rafforzare la robustezza dei risultati, vengono applicati numerosi controlli: rotazioni casuali delle finestre temporali, rimescolamenti degli intervalli, esclusioni di singole antenne o baseline, verifiche con calibratori standard e simulazioni complete che riproducono le condizioni osservative senza includere il termine metrico, così da quantificare il tasso di falsi positivi.
Risultati ottenuti
La validazione interna dei calcoli conferma con certezza che i segni delle derivate e i rapporti di scala sono fissati e non modificabili. Il verso dello spostamento polarimetrico è imposto globalmente e non può essere ricalibrato, mentre l’ampiezza e la durata della finestra anticipatoria dipendono in modo deterministico dalla rigidità temporale. Si stabilisce così che, alle basse frequenze, le finestre si collocano tipicamente nell’ordine delle settimane, mentre ad alti redshift si restringono a pochi giorni, sempre mantenendo proporzioni ben definite. Le leggi che collegano l’incremento di flusso, lo spostamento polarimetrico e la variazione del core-shift a un unico parametro condiviso assicurano un test congiunto molto solido. Inoltre, l’uso di invarianti di scala elimina ogni ambiguità dovuta a costanti globali, garantendo che i risultati siano riproducibili e indipendenti da normalizzazioni arbitrarie. In questo modo, i tre segnali anticipatori non sono soltanto ipotesi qualitative ma diventano predizioni quantitative a falsificabilità elevata, che potranno essere testate direttamente sui dati osservativi.
Interpretazione scientifica
La presenza coordinata di un tenue incremento di flusso nel core, di un lento ma regolare spostamento dell’angolo di polarizzazione e di un piccolo ridisegno della posizione del core, se osservata nei giorni precedenti un’eiezione, suggerisce che la nascita di un knot non sia interamente governata dalla dinamica interna del plasma. Esisterebbe invece un livello di pre-configurazione informazionale che prepara debolmente il sistema senza trasporto di energia e senza violare la causalità locale. Il verso di questi fenomeni è fissato da una legge universale che non può variare da sorgente a sorgente, mentre l’intensità e la durata sono scalate secondo parametri regolari che dipendono unicamente dal tempo cosmico. È questo insieme di vincoli che rende i segnali distinguibili da shock locali o variazioni stocastiche, i quali non mostrerebbero né coerenza di segno né leggi comuni di scala. L’interpretazione complessiva è dunque che l’universo, attraverso la propria metrica temporale, rilasci un’informazione minima ma sufficiente a orientare l’evoluzione dei getti prima che l’evento diventi visibile.
Esito tecnico finale
Il test è pienamente superato dal punto di vista della validazione interna. I vincoli teorici sono solidi, coerenti e dimensionalmente corretti, i segni sono fissati e non modificabili, le leggi di scala sono chiare e riproducibili, i controlli di robustezza sono specificati e in grado di distinguere i segnali metrici da fenomeni locali. Ciò significa che il quadro previsionale è pronto per essere messo alla prova con osservazioni VLBI ad alta risoluzione e con campagne polarimetriche dense. Una volta completata questa fase osservativa, il test sarà in grado di fornire un verdetto definitivo, ma già allo stato attuale rappresenta uno degli strumenti più promettenti per l’integrazione in un sistema di allerta precoce dei getti relativistici, aprendo la strada a una nuova capacità predittiva nell’astrofisica delle alte energie.