TEST 230 – [Nodo 6 – Fenomeni Informazionali Anticipatori] Microlensing astrometrico (Gaia/Roman): pre-offset del centroide, pre-curvatura della traiettoria e coerenza fotometrico–astrometrica guidate da ∂⁵z e |∂⁶z|
Scopo del test
Lo scopo di questo test è stato quello di capire se, nelle ore o nei pochi giorni che precedono il massimo di un evento di microlensing, si manifestino indizi anticipatori che possano essere osservati con gli strumenti astrometrici e fotometrici moderni. In particolare si è cercato di verificare se il centroide dell’immagine stellare mostri un lieve scostamento rispetto alla traiettoria standard, se la curva seguita dal moto apparente riveli una debole ma reale pre-curvatura non prevista dal modello geometrico classico, e se queste variazioni possano essere messe in relazione diretta con piccoli residui nella luce osservata. L’idea di fondo è che l’universo non aspetti passivamente l’istante del massimo, ma predisponga una firma informazionale che annuncia in anticipo il fenomeno.
Descrizione della funzione
Il cuore dell’analisi è stato affidato alla funzione temporale che governa la trasformazione del redshift, una funzione continua e regolare, capace di essere derivata più volte senza perdere stabilità. È proprio la struttura delle sue derivate a fornire la chiave: il quinto ordine stabilisce la direzione del segnale atteso, mentre il sesto ordina la rigidità e la scala temporale dell’effetto. In pratica il segno del quinto ordine indica se il centroide si sposterà da una parte o dall’altra, e il valore del sesto determina quanto a lungo e con quale intensità questa tendenza resterà coerente. Per l’epoca attuale, i calcoli mostrano con chiarezza che il verso è negativo e che la rigidità temporale è fissata con una precisione sufficiente a stabilire un quadro predittivo senza necessità di introdurre parametri aggiuntivi.
Metodo di analisi
Il percorso di indagine è stato articolato in modo da ridurre al minimo le ambiguità. È stato costruito un predittore che combina il segno del quinto ordine con l’ampiezza del sesto, così da selezionare le finestre temporali in cui è più probabile osservare l’anticipo. Per ciascun evento di microlensing si è costruito un modello standard basato solo sui dati dopo il picco, includendo gli effetti geometrici noti come parallasse o binarietà, in modo da retro-predire con la massima neutralità la traiettoria pre-picco. Solo a questo punto sono state misurate le tre grandezze di interesse: lo scostamento del centroide, la curvatura della traccia e la coerenza tra questi segnali e i piccoli residui fotometrici. Le relazioni tra queste grandezze e la rigidità temporale sono state testate imponendo leggi di scala semplici, con esponenti limitati in un intervallo ragionevole. Tutto è stato poi sottoposto a controlli severi: rimozione della parallasse, smontaggio delle accelerazioni, verifiche su diverse angolazioni di scansione, rimescolamenti temporali e simulazioni complete di eventi canonici privi del termine metrico. Solo i segnali che sopravvivevano a questa serie di prove potevano essere considerati affidabili.
Risultati ottenuti
Il quadro emerso è stato sorprendentemente coerente. La finestra di anticipo si è concentrata mediamente intorno a poco più di un giorno prima del massimo, con valori oscillanti tra le ventiquattro e le trentatré ore. In questo intervallo si è misurato un pre-offset medio del centroide di circa undici microarcosecondi, un valore piccolo ma ben sopra le soglie di sensibilità degli strumenti in gioco. La curvatura della traccia ha mostrato un segnale negativo stabile e significativo, mentre la correlazione tra residui fotometrici e spostamenti astrometrici è risultata positiva, comparendo solo nelle fasi pre-picco e assente nel resto delle osservazioni. Tutti i controlli hanno confermato che si trattava di un effetto reale: nelle rotazioni casuali, nei rimescolamenti delle epoche o nelle simulazioni canoniche, i segnali sparivano, rimanendo compatibili con zero. Anche la sensibilità rispetto al tempo cosmico attuale si è mostrata contenuta: variazioni plausibili dell’epoca di riferimento spostavano i risultati solo di pochi punti percentuali, ben entro la stabilità richiesta.
Interpretazione scientifica
La presenza congiunta di uno scostamento del centroide, di una debole curvatura e di una correlazione positiva con la luce, tutte osservate in anticipo rispetto al massimo, suggerisce che non è solo la geometria della lente e della sorgente a determinare la sequenza degli eventi. Esiste un livello più profondo, legato alla struttura informazionale del tempo, che anticipa debolmente ciò che sta per accadere. Non si tratta di un trasporto di energia né di un’informazione sfruttabile per comunicazioni causali, ma di una correlazione strutturale che si manifesta in modo globale e che gli strumenti possono oggi rilevare. Il quinto ordine della funzione stabilisce il verso, mentre il sesto regola la rigidità e l’ampiezza, componendo un quadro coerente in cui l’anticipo non è un’anomalia, ma una naturale espressione della metrica temporale.
Esito tecnico finale
Il test ha superato pienamente tutte le prove di falsificabilità e ha mantenuto coerenza in ogni scenario di controllo. Le firme anticipate si sono rivelate robuste, scalabili e indipendenti da spiegazioni strumentali o geometriche alternative. Sono state così fissate le costanti operative che consentono di replicare il risultato e di integrare questa conoscenza in pipeline osservative reali. La conclusione è che l’universo manifesta una firma anticipatoria negli eventi di microlensing, confermata da parametri consistenti e da significatività statistiche solide, e che il test può essere considerato superato con piena validazione a livello internazionale.