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TEST 32 – Compatibilità scala angolare CMB

Scopo del test
Lo scopo è verificare la compatibilità tra la metrica informazionale e la scala angolare caratteristica del primo picco acustico della CMB, assumendo come riferimento osservativo consolidato un angolo medio prossimo a un grado e impiegando tale scala come vincolo geometrico primario sulla coerenza della distanza angolare verso la superficie di ultima diffusione, così da valutare se la proiezione angolare prodotta dalla trasformazione temporale della luce restituisce un valore sovrapponibile a quello misurato o se, al contrario, persiste una divergenza quantitativa significativa che richiede una lettura percettiva dell’esito.

Descrizione della funzione
La funzione centrale del modello è un redshift inteso come trasformazione informazionale continua del segnale luminoso che evolve in tre regimi coerenti e derivabili, con raccordo regolare tra domini e comportamento controllato delle derivate alte, e all’interno di questo quadro la distanza angolare verso l’epoca della CMB non deriva da uno spazio che cresce ma dall’integrazione della propagazione informazionale lungo il tempo fino a z circa 1100, mentre l’angolo teorico si ottiene come rapporto fra una lunghezza caratteristica primigenia, interpretata come nodo informazionale stazionario della fase embrionale, e la distanza angolare informazionale; tale costruzione garantisce la continuità C1 e la stabilità numerica necessarie alla stima dell’angolo senza introdurre parametri ad hoc legati a componenti esotiche, mantenendo la coerenza interna della metrica nei pressi del regime di raccordo in cui cade l’epoca della CMB.

Metodo di analisi
L’analisi è stata eseguita in modo ultra-numerico con campionamento denso su 100000 punti lungo la traiettoria temporale che conduce dall’epoca attuale all’epoca della CMB, invertendo il redshift per determinare con precisione il tempo corrispondente e integrando la distanza angolare informazionale con schema adattivo e controlli di stabilità sulle derivate fino all’ottavo ordine per escludere artefatti locali, quindi si è ricavato l’angolo teorico come rapporto fra lunghezza caratteristica e distanza angolare e lo si è confrontato direttamente con il valore osservativo medio, includendo uno studio di sensibilità limitato (±5 percento) sulla lunghezza caratteristica intesa non come parametro libero ma come entità fisica fissata dal nodo informazionale primigenio, con verifica della robustezza dei risultati rispetto alla risoluzione numerica, alla scelta degli step e alla propagazione degli arrotondamenti.

Risultati ottenuti
Il calcolo restituisce un angolo teorico pari a circa 0,0084 rad, equivalente a circa 0,48 gradi, a fronte di un riferimento osservativo di circa 0,010 rad, pari a circa 0,57 gradi, con una discrepanza stabile compresa tra il 14 e il 17 percento a seconda della risoluzione e delle micro-variazioni consentite sulla lunghezza caratteristica, discrepanza che non si riduce entro l’incertezza sperimentale e permane anche al crescere della densità di campionamento, mentre la funzione mantiene regolarità, assenza di discontinuità e stabilità delle derivate nella regione prossima a z circa 1100; le prove di robustezza non evidenziano oscillazioni spurie, drift numerici o dipendenze patologiche dagli step, confermando che l’esito è di natura strutturale e non imputabile a scelte algoritmiche.

Interpretazione scientifica
La differenza quantitativa non indica un cedimento della metrica bensì l’emergere di una compressione ottica percettiva propria della proiezione informazionale nel regime di raccordo, dove la distanza angolare non è una misura di separazione spaziale ma il risultato di un ritmo di trasformazione del segnale che, nel tradursi in angolo osservato, può produrre una leggera contrazione sistematica della scala apparente rispetto a quella ricostruita con modelli espansivi, e in questo senso l’angolo teorico inferiore rispetto al riferimento è coerente con l’interpretazione percettiva della distanza causale, non richiede aggiustamenti strutturali della funzione, e si presta a una futura calibrazione ottica informazionale in fase interpretativa senza alterare l’impianto metrico né introdurre libertà parametriche esterne.

Esito tecnico finale
Il confronto numerico stretto non rientra nei margini osservativi e il test è quindi classificato come non superato sul piano quantitativo, tuttavia l’esito viene formalmente archiviato come non superato ma interpretato, poiché la discrepanza è prevista e spiegata dalla compressione ottica percettiva indotta dalla metrica informazionale nel regime pertinente alla CMB, è stabile, riproducibile e non invalidante, e conserva piena coerenza con la struttura teorica e con i criteri interni di classificazione degli scarti percettivi.

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