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TEST 35 – Sensibilità parametri iperprimordiali

Scopo del test
L’intento di questo test è stato quello di osservare come la fase più antica e delicata del redshift informazionale reagisca a piccole variazioni dei parametri che ne guidano la forma, chiedendosi se la dinamica iniziale mantenga la propria coerenza anche quando non è descritta da valori perfettamente centrati ma da configurazioni leggermente spostate. Si tratta di un’indagine fondamentale perché permette di capire se la metrica conserva un proprio equilibrio interno o se invece piccole incertezze iniziali possono amplificarsi fino a compromettere la struttura complessiva.

Descrizione della funzione
La funzione in esame è quella che governa il comportamento del redshift nelle primissime fasi, quando il tempo cosmico muove i suoi primi passi e la trasformazione informazionale stabilisce il ritmo di partenza. Essa è caratterizzata da un’ampiezza che ne regola l’intensità e da un esponente che ne controlla la rapidità di crescita, due parametri che insieme determinano come la curva si alza dal valore iniziale e in quale modo si predispone ad agganciarsi al tratto successivo. In questo dominio la funzione è continua e regolare, ma per la sua stessa natura risulta sensibile al ruolo di questi parametri, che vengono quindi messi alla prova per accertare la robustezza della struttura.

Metodo di analisi
L’analisi è stata condotta con una risoluzione molto elevata, costruendo un campionamento di centomila punti distribuiti in modo fine lungo l’intervallo iperprimordiale. Attorno alla configurazione di riferimento sono state introdotte variazioni controllate, prima moderate e poi più ampie, sia sul parametro di ampiezza che sull’esponente, considerate separatamente e congiuntamente. Ogni volta la funzione è stata ricostruita fino al punto di raccordo con la fase successiva, imponendo che la continuità del valore e della pendenza fosse rispettata, così da garantire che non emergessero irregolarità dovute a errori di calcolo. Per ciascun caso si è osservato l’andamento locale, verificando che la curva rimanesse monotona e regolare, e si è misurata la distanza informazionale tra la curva variata e quella di riferimento, per valutare quanto effettivamente cambiasse la forma. Infine si è analizzato il comportamento delle derivate, fino a ordini elevati, per accertare la stabilità del profilo anche nelle sue caratteristiche più fini.

Risultati ottenuti
Tutte le simulazioni hanno confermato che la funzione mantiene la propria forma regolare e non mostra alcuna divergenza indesiderata. La curva è rimasta sempre crescente, senza interruzioni o inversioni inattese, e la concavità ha conservato la propria coerenza lungo l’intero intervallo considerato. Le differenze rispetto alla configurazione di riferimento sono risultate estremamente ridotte, con scarti che, anche nel caso di variazioni spinte, non hanno mai raggiunto valori tali da modificare la struttura complessiva. Al punto di raccordo, la continuità è stata garantita in modo uniforme e gli eventuali disallineamenti si sono rivelati minimi e pienamente compatibili con la prosecuzione regolare della funzione. Anche le derivate di ordine elevato hanno mostrato stabilità, senza comparsa di oscillazioni spurie o amplificazioni numeriche.

Interpretazione scientifica
L’insieme dei dati raccolti indica che la fase iperprimordiale non è fragile né dipendente da una combinazione unica di parametri, ma si comporta come un sistema elastico e ordinato, capace di assorbire piccole variazioni senza alterare la propria coerenza. L’ampiezza agisce principalmente come fattore di scala, mentre l’esponente modula la curvatura di partenza, ma in entrambi i casi le modifiche introdotte rimangono entro margini che non compromettono il quadro generale. Ne risulta che l’universo informazionale descritto dalla funzione non richiede una calibrazione estrema per mantenersi stabile, ma possiede al contrario un bacino numerico ampio in cui il suo comportamento rimane regolare, il che rafforza la plausibilità fisica della struttura e la solidità della sua logica interna.

Esito tecnico finale
Il test è da considerarsi pienamente superato, con robustezza numerica confermata. La fase iperprimordiale mostra continuità e stabilità in tutte le condizioni simulate e si trasmette senza irregolarità alla fase successiva, consolidando così la validità dell’impianto metrico complessivo.

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