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TEST 51 – Consistenza funzione distanza comovente integrata

Scopo del test
L’intento di questa analisi è stato quello di comprendere se la distanza comovente integrata, intesa come misura accumulata della trasformazione informazionale della luce lungo la storia cosmica, possedesse la necessaria coerenza interna e la regolarità richiesta per essere utilizzata come funzione di riferimento universale. Ciò significa verificare che questa grandezza non solo cresca in modo ordinato al variare del redshift, ma che lo faccia mantenendo continuità, stabilità e affidabilità su tutto l’intervallo osservativo, senza mostrare anomalie o rotture che possano comprometterne il significato fisico.

Descrizione della funzione
La funzione in esame nasce dall’idea che la luce, viaggiando nel tempo cosmico, accumuli progressivamente la trasformazione informazionale che la caratterizza. Questa trasformazione, osservata attraverso il redshift, non va intesa come distanza spaziale nel senso classico, ma come il risultato di un processo cumulativo che raccoglie la memoria del percorso. La distanza comovente integrata assume quindi la forma di una curva monotona, che parte da zero all’istante presente e cresce man mano che ci si spinge verso epoche sempre più remote. La sua struttura deve essere regolare e priva di punti di discontinuità, poiché è proprio questa regolarità a costituire la prova della solidità della teoria. Ai bassi valori di redshift essa appare quasi lineare, mentre ai valori più alti mostra un andamento concavo e rallentato, segno che il ritmo della trasformazione informazionale tende ad appiattirsi senza però arrestarsi.

Metodo di analisi
Per eseguire la verifica si è costruito un doppio percorso, simbolico e numerico, così da confrontare direttamente la coerenza fra la previsione teorica e il calcolo integrato. È stato generato un campione molto fitto di diecimila punti lungo l’intervallo di redshift osservabile, esteso fino ai valori più estremi che le osservazioni cosmiche potranno sondare. In ciascun punto è stato valutato il ritmo di trasformazione informazionale, tradotto in un integrando positivo e regolare, e da questo è stata ricostruita la curva della distanza comovente attraverso un’integrazione numerica adattiva capace di controllare in tempo reale gli errori. La stessa funzione è stata nel contempo ricostruita in forma simbolica, così da disporre di un termine di confronto indipendente. Il parallelismo fra i due percorsi ha permesso di individuare con precisione eventuali discrepanze e di capire se queste fossero imputabili a limiti di calcolo o a incoerenze teoriche.

Risultati ottenuti
Il profilo emerso dall’analisi è risultato estremamente regolare. La curva cresce in modo monotono, non mostra oscillazioni spurie, non presenta cambi improvvisi di pendenza e non rivela nessun segnale di instabilità. Ai bassi valori di redshift il comportamento è coerente con la previsione quasi lineare, mentre nella parte intermedia la funzione assume la concavità attesa, segno che la trasformazione accumulata si intensifica con ritmo controllato. Ai valori più alti si osserva un progressivo rallentamento, che però non compromette mai la continuità. Il confronto fra integrazione numerica e stima simbolica ha restituito una corrispondenza quasi perfetta, con scostamenti minimi e del tutto trascurabili, sempre compatibili con le tolleranze numeriche fissate. Anche le verifiche di robustezza hanno confermato la stabilità: modifiche nei parametri di calcolo o nel passo di campionamento non hanno alterato in modo significativo la forma della curva.

Interpretazione scientifica
Il risultato complessivo dimostra che la distanza comovente integrata è una funzione ben definita, stabile e coerente, che traduce in maniera trasparente l’idea centrale della teoria: la luce non percorre uno spazio che si dilata, ma accumula nel tempo una trasformazione che la accompagna dal punto di emissione a quello di osservazione. Il fatto che la funzione risulti regolare su tutto l’intervallo, che rispetti i limiti asintotici sia a bassi che ad alti valori di redshift, e che mostri un allineamento puntuale fra approccio numerico e simbolico, costituisce una prova di grande solidità concettuale. Non vi è necessità di introdurre ipotesi addizionali né artifici matematici, poiché la coerenza emerge in modo naturale dalla continuità della trasformazione temporale.

Esito tecnico finale
Alla luce delle verifiche condotte, il test può essere considerato superato con pieno successo. La funzione distanza comovente integrata risponde a tutti i requisiti di consistenza e stabilità, mostrando un comportamento che la rende idonea a costituire uno strumento affidabile per l’interpretazione delle osservazioni cosmiche. La validazione conferma che la struttura teorica adottata è sufficientemente robusta da sostenere il confronto con i dati senza generare anomalie, e che la distanza comovente, reinterpretata in termini informazionali, è una grandezza stabile e utilizzabile come pilastro nei successivi cicli di validazione.

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