TEST 53 – Analisi sensitività fase classica
Scopo del test
Il senso di questo test è quello di comprendere se la fase classica della metrica riesca a mantenere la propria solidità anche quando sottoposta a variazioni di parametri fondamentali, quelle stesse grandezze che determinano il ritmo con cui la trasformazione informazionale si manifesta e che, se fossero troppo sensibili, renderebbero fragile l’impianto teorico. L’intento è dunque valutare la resilienza della struttura, verificando che continuità, regolarità e interpretabilità fisica restino intatte senza dover ricorrere a correzioni esterne o a calibrazioni fini.
Descrizione della funzione
Nella fase classica la metrica assume la forma più lineare e riconoscibile, caratterizzata da un andamento monotono che riflette il rallentare graduale del tempo informazionale. In questa regione il redshift segue un percorso regolare, scende con coerenza man mano che il tempo cresce, e non presenta improvvisi cambi di pendenza o zone di instabilità. Le derivate mostrano un comportamento armonico: la prima rimane sempre negativa, segno che l’andamento è costantemente decrescente, la seconda è positiva, a testimoniare una concavità uniforme e regolare, e le successive continuano ad alternarsi mantenendo ordine e proporzione. Tutto ciò garantisce una curva liscia, senza increspature numeriche e senza oscillazioni spurie, in cui la dipendenza dai parametri principali si traduce più in una diversa scala di rappresentazione che in un cambiamento reale della legge sottostante.
Metodo di analisi
Per mettere alla prova la stabilità di questa fase, è stata condotta un’analisi ad alta risoluzione con campionamento esteso a diecimila punti, distribuiti lungo l’intervallo di interesse. La procedura ha previsto tre percorsi principali. Nel primo si è variato il tempo di riferimento, spostandolo in avanti e indietro entro un margine del dieci per cento, per osservare se la funzione conservasse la sua forma anche quando il sistema veniva ricalibrato su scale diverse. Nel secondo si è modificato il punto di raccordo con la fase precedente, anch’esso entro un margine del dieci per cento, per verificare che l’ingresso alla fase classica non introducesse discontinuità o artefatti. Nel terzo si è condotto uno stress test di stabilità numerica, introducendo piccole variazioni artificiali e controllando che non si amplificassero in modo incontrollato lungo la curva o nelle derivate più alte. In ogni scenario le derivate fino all’ottavo ordine sono state calcolate sia con metodi analitici sia con approcci numerici indipendenti, così da escludere errori di calcolo e garantire piena riproducibilità dei risultati.
Risultati ottenuti
L’insieme delle prove ha mostrato un comportamento estremamente regolare. Le variazioni del tempo di riferimento non hanno modificato la forma della curva, che ha continuato a decrescere in modo monotono e a mantenere la sua concavità, dimostrando che si trattava solo di una diversa scelta di scala e non di una fragilità intrinseca. Lo spostamento del punto di raccordo non ha generato alcuna discontinuità: la curva ha mantenuto continuità di valore e di pendenza, e anche le derivate più alte hanno conservato i loro segni e la loro regolarità. Lo stress test numerico non ha evidenziato effetti patologici, poiché le piccole perturbazioni introdotte non si sono propagate né amplificate, ma sono rimaste trascurabili, segno che la struttura è ben condizionata e non vulnerabile ad artefatti di calcolo. In nessun caso sono comparse biforcazioni, inversioni di andamento o anomalie che avrebbero potuto compromettere l’interpretazione della funzione.
Interpretazione scientifica
Questi risultati rivelano che la fase classica è meno sensibile di quanto si potesse ipotizzare a variazioni moderate dei suoi parametri fondamentali. La funzione si comporta in modo rigido nella forma, ma elastico nella parametrizzazione: ciò significa che non cambia il suo carattere strutturale, ma sa adattarsi alle modifiche mantenendo intatto il disegno complessivo. Questa caratteristica è indice di solidità scientifica, perché riduce la necessità di calibrazioni fini e conferma che il modello non si regge su aggiustamenti delicati ma su una legge intrinsecamente stabile. Dal punto di vista cosmologico, questo è un elemento di forza perché dimostra che la trasformazione informazionale descritta non è vulnerabile a incertezze di misura o a scostamenti di scala, ma mantiene intatto il suo senso predittivo in ogni scenario ragionevole.
Esito tecnico finale
Il test è da considerarsi pienamente superato. La fase classica ha confermato di essere robusta, regolare e coerente, capace di resistere a perturbazioni parametriche senza perdere interpretabilità né stabilità numerica. L’insieme delle analisi rafforza la fiducia nella solidità complessiva della metrica, dimostrando che essa poggia su fondamenta resistenti e non su fragili equilibri di parametri.