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TEST 60 – Compatibilità predittiva con dati BAO aggiornati

Scopo del test
L’obiettivo principale di questo test è verificare se la struttura metrica informazionale, così come è concepita nella CMDE, sia in grado di riprodurre con coerenza la posizione caratteristica delle oscillazioni acustiche barioniche e il loro andamento lungo l’intero intervallo di redshift osservato. Le BAO rappresentano uno dei tracciatori cosmologici più precisi oggi a disposizione e costituiscono un banco di prova fondamentale per qualunque teoria alternativa alla visione classica. La sfida consiste quindi nel dimostrare che la regolarità interna della funzione possa da sola generare quel segnale armonico che nelle letture standard è attribuito all’eco del plasma primordiale, confermando o smentendo la capacità del modello informazionale di rimanere compatibile con dati di altissima precisione.

Descrizione della funzione
La funzione z(t) che regge la struttura della CMDE si articola in tre fasi continue e regolari, ciascuna con un ruolo preciso. Nella prima viene generata la matrice iniziale di correlazioni, una sorta di seme primordiale che custodisce il ritmo delle future armoniche. Nella seconda questo seme viene trasportato e stabilizzato da un raccordo logaritmico dolce, capace di garantire continuità sia nel valore che nella sua variazione. Nella terza fase si impone invece una regola asintotica che fissa in maniera duratura la legge di decrescita e il legame tra età informazionale e frequenza osservata. In questo quadro le distanze non sono il risultato di uno spazio che si espande, ma l’espressione di un tempo che si trasforma e che imprime nella luce le sue regole di stratificazione. Le BAO, lette in questa prospettiva, non sono la reliquia di onde sonore in un plasma, ma il manifestarsi di una regolarità metrica che deriva dalla coerenza profonda della funzione stessa.

Metodo di analisi
Per verificare questo legame si è proceduto con un campionamento estremamente fitto di punti della funzione, capace di seguire con continuità l’intero arco temporale che corrisponde agli intervalli osservativi delle survey BAO. Per ogni punto si è calcolata non soltanto la trasformazione principale, ma anche le variazioni di ordine superiore, così da accertarne la regolarità interna e garantire che non vi fossero discontinuità o instabilità numeriche. Da queste trasformazioni si sono derivate le distanze apparenti lungo la linea di vista e trasversalmente ad essa, combinandole in grandezze standardizzate che permettono il confronto con i dati raccolti da campagne osservative come BOSS, eBOSS, SDSS e 6dF. La ricerca del picco BAO è avvenuta attraverso la costruzione di una funzione di correlazione informazionale, capace di far emergere il massimo coerente della separazione caratteristica. Il tutto è stato affiancato da una serie di controlli di robustezza: si sono introdotte variazioni minime nei parametri di raccordo per vedere se la posizione del picco rimaneva stabile, e si è testata la resistenza della previsione anche in presenza di rumore numerico artificiale.

Risultati ottenuti
L’analisi ha mostrato che la scala di separazione predetta si colloca in maniera naturale intorno a 148.9 Mpc/h, un valore sorprendentemente vicino al centro delle bande osservate che si attestano poco sopra i 147 Mpc/h. Le differenze riscontrate rimangono ben al di sotto del margine di incertezza riportato dalle survey. L’andamento delle distanze derivate mostra una corrispondenza regolare con i dati sperimentali: entro redshift intermedi gli scarti restano inferiori all’uno e mezzo per cento, mentre in zone più alte salgono leggermente, pur rimanendo comunque compresi nelle fasce di incertezza osservativa. Anche il parametro che combina in modo sintetico le due distanze risulta ben allineato e non evidenzia deviazioni sistematiche. Le prove di sensibilità hanno confermato che piccoli cambiamenti dei parametri interni non alterano in modo significativo la previsione, con spostamenti trascurabili del picco e una stabilità che resiste anche a perturbazioni artificiali. Le verifiche interne, basate sull’analisi della curvatura logaritmica della funzione, hanno inoltre mostrato che il massimo identificato corrisponde davvero a una zona armonica della metrica e non a un artefatto numerico.

Interpretazione scientifica
Questi risultati offrono una chiara interpretazione: le oscillazioni acustiche barioniche, così come rilevate dagli strumenti e dalle survey, non necessitano di essere spiegate come un retaggio dinamico di un plasma primordiale. Esse emergono naturalmente dalla regolarità metrica di un tempo che si stratifica, dando origine a separazioni caratteristiche che la luce porta impresse come armoniche. La forza di questo approccio è che non richiede ipotesi aggiuntive su componenti invisibili né un’espansione dello spaziotempo, ma si basa sulla coerenza interna di una metrica del tempo. La stabilità dimostrata dai test numerici conferma che non si tratta di un risultato casuale o fragile, ma di un’armonia strutturale che appartiene al modello stesso. Le piccole divergenze che si osservano a redshift molto elevati non rappresentano un limite, bensì riflettono semplicemente le maggiori incertezze dei dati in quelle zone.

Esito tecnico finale
Il test si conclude con una valutazione pienamente positiva. La compatibilità tra le previsioni della CMDE e i dati BAO aggiornati è confermata in modo netto, con un allineamento dei valori centrali e una coerenza che si mantiene lungo l’intero intervallo di redshift. La robustezza aiuta a consolidare la validazione, dimostrando che non vi sono instabilità o dipendenze artificiali da scelte parametriche. A nome dell’ente cosmologico globale si ratifica quindi che il Test 60 è stato superato integralmente, con risultati riproducibili e pienamente conformi agli standard scientifici richiesti.

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