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TEST 61 – Stabilità numerica funzione energia oscura apparente

Scopo del test
Questo test è stato concepito per verificare se la funzione apparente associata a quella che nel modello standard viene chiamata energia oscura mantenga un comportamento stabile e coerente quando la si osserva dentro la logica della metrica informazionale. L’obiettivo non era introdurre una componente nuova o artificiale, ma piuttosto valutare se la trasformazione temporale, letta con gli strumenti della cosmologia classica, generi spontaneamente un effetto interpretabile come densità di energia oscura, e soprattutto se tale effetto risulti numericamente regolare, privo di divergenze e compatibile con le osservazioni. In altre parole, il fine era quello di mostrare che la presunta accelerazione cosmica può emergere naturalmente come riflesso della metrica senza la necessità di postulare un’entità fisica aggiuntiva.

Descrizione della funzione
La funzione presa in esame non rappresenta un contenuto fisico dell’universo ma una traduzione efficace: è ciò che un osservatore otterrebbe se, interpretando i dati prodotti dalla metrica, li rileggesse attraverso le lenti del modello standard, introducendo quindi un termine che appare simile a una densità di energia oscura. Questa funzione è stata costruita mettendo a confronto il ritmo di espansione misurato direttamente dalla trasformazione informazionale con quello che lo stesso osservatore ricostruirebbe usando le equazioni convenzionali della cosmologia classica. L’effetto che ne deriva è una curva apparente che sintetizza l’impronta metrica su ciò che viene percepito come accelerazione, fornendo quindi una sorta di ponte interpretativo tra i due linguaggi.

Metodo di analisi
Per eseguire la verifica è stata costruita una simulazione numerica ad alta densità di campionamento, basata su diecimila punti distribuiti lungo il tempo cosmico con particolare attenzione alla zona di transizione tra fasi diverse della metrica, quella in cui ci si attende la comparsa più evidente di un’accelerazione apparente. Le derivate temporali della funzione di base sono state calcolate con procedure numeriche ad alta precisione, riducendo al minimo gli errori di discretizzazione. Da questi dati è stato ricavato l’andamento del ritmo di espansione, che è stato poi confrontato con un modello standard di riferimento in cui la materia ordinaria ha una densità fissata e la parte rimanente è attribuita a una componente oscura apparente. A quel punto è stata determinata, passo per passo, la quantità di energia oscura necessaria per rendere i due andamenti compatibili. L’analisi è stata rafforzata da controlli multipli: variazione della griglia di calcolo, introduzione di perturbazioni artificiali per testare la sensibilità, e verifica della continuità delle derivate della funzione ricostruita.

Risultati ottenuti
I risultati mostrano con chiarezza che la funzione apparente che emerge è estremamente regolare e rimane stabile per tutto l’intervallo osservativo. L’andamento oscilla leggermente intorno a un valore medio che corrisponde a quello comunemente attribuito alla costante cosmologica, ma senza deviazioni significative e senza discontinuità. Le variazioni locali restano entro pochi punti percentuali e non si osservano né picchi artificiali né instabilità numeriche. Anche nelle regioni di raccordo, che avrebbero potuto generare oscillazioni spurie, il comportamento rimane sotto controllo e i residui rispetto al modello standard rimangono su livelli molto bassi, inferiori alla soglia che potrebbe destare preoccupazioni in una validazione scientifica. Anche test più severi, come la riduzione o l’aumento del passo numerico, o l’inserimento di rumore controllato, hanno confermato la robustezza della funzione, che non perde mai coerenza.

Interpretazione scientifica
L’interpretazione di questi risultati è di grande rilievo. Ciò che nella cosmologia classica viene letto come presenza di energia oscura costante, qui emerge come semplice conseguenza della struttura informazionale del tempo, e non richiede di essere introdotto come componente autonoma. La funzione apparente che si ottiene è stabile, regolare e indistinguibile, entro gli errori osservativi, da quella che un cosmologo standard attribuirebbe a una costante cosmologica. Questo significa che l’accelerazione cosmica, lungi dall’essere una prova dell’esistenza di nuova fisica, può essere considerata come riflesso di un ritmo intrinseco della metrica temporale. La stabilità numerica rilevata, la continuità delle derivate e la resistenza a perturbazioni di calcolo mostrano che non si tratta di un effetto accidentale della simulazione, ma di una caratteristica intrinseca del modello.

Esito tecnico finale
Il test può essere considerato pienamente superato. La funzione apparente dell’energia oscura, letta in questo quadro, risulta solida, numericamente affidabile e perfettamente compatibile con l’interpretazione standard, pur non essendo stata mai introdotta come entità fisica. L’esito è da considerarsi una conferma significativa della capacità della metrica di spiegare l’accelerazione cosmica senza ricorrere a ipotesi aggiuntive, rafforzando la validità complessiva della teoria.

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