TEST 63 – Compatibilità con scala gravitazionale cluster
Scopo del test
Il cuore di questo test è stato quello di indagare se la coesione gravitazionale dei grandi ammassi di galassie, i cosiddetti cluster, possa trovare una spiegazione diretta all’interno della trasformazione temporale che la CMDE propone come fondamento della dinamica cosmica. In altre parole, si è cercato di capire se le forze che mantengono unite centinaia o migliaia di galassie distribuite su milioni di anni luce possano essere attribuite al vincolo informazionale insito nel tempo stesso, senza dover ricorrere a entità aggiuntive non osservate. L’obiettivo principale è stato quindi valutare se l’intensità e la forma del potenziale generato dalla metrica informazionale siano sufficienti a riprodurre le osservazioni raccolte da strumenti che da decenni misurano i cluster attraverso lenti gravitazionali, dispersione di velocità e emissioni del gas caldo.
Descrizione della funzione
La funzione centrale su cui si basa la verifica è la trasformazione z(t), che descrive il modo in cui l’informazione cosmica evolve nel tempo e come questa evoluzione si rifletta sulla luce che riceviamo. A partire da questa funzione è possibile estrarre, attraverso le sue variazioni più profonde, un vincolo efficace che agisce come forza coesiva sui sistemi estesi. In questo scenario, il potenziale non viene più interpretato come una conseguenza della sola distribuzione di massa, ma come manifestazione diretta della curvatura temporale. È come se il tempo stesso, attraverso la sua trasformazione continua, generasse una pressione metrica in grado di tenere insieme le strutture, fornendo un vincolo regolare e monotono che si manifesta proprio nelle epoche in cui i cluster si sono formati e consolidati.
Metodo di analisi
Per mettere alla prova questa ipotesi è stato realizzato un campionamento molto fitto di punti nel dominio temporale che corrisponde alle epoche di formazione dei cluster, ovvero quando l’universo aveva un’età tale da permettere la nascita e il raffreddamento di grandi concentrazioni di galassie. Sono stati analizzati diecimila punti distinti, ciascuno dei quali è stato elaborato per calcolare l’andamento del potenziale informazionale. Una volta ottenuta la curva teorica, questa è stata confrontata con i profili gravitazionali ricavati da osservazioni dirette su tre sistemi di riferimento scelti per la loro completezza e affidabilità: un cluster con lente gravitazionale ben caratterizzata, un cluster vicino e ricco con ampie misure di dispersione, e un cluster più complesso con forti distorsioni da shear. Per ognuno di essi è stato applicato un unico fattore di scala ancorato ai contenuti barionici effettivamente osservati, evitando di introdurre aggiustamenti ulteriori. L’attenzione si è concentrata sulla stabilità del confronto, sull’assenza di discontinuità numeriche e sulla capacità del modello di mantenere coerenza sia nelle regioni interne sia in quelle più estese.
Risultati ottenuti
I risultati hanno mostrato che il potenziale informazionale segue un’andatura regolare e priva di anomalie, con continuità lungo tutto l’intervallo analizzato. Le differenze rispetto ai profili osservativi si collocano in media intorno al sei per cento, con uno scostamento massimo che non supera il dodici per cento, valori pienamente compatibili con le incertezze sperimentali associate a questo tipo di misure. Nei cluster meglio caratterizzati dal lensing gravitazionale la corrispondenza tra modello e osservazioni è particolarmente stretta, mentre nei sistemi dinamicamente più complessi le leggere discrepanze osservate rientrano nei margini di variabilità attesi a causa di sub-strutture in fusione e gradienti termici del gas. Anche le verifiche di robustezza, condotte variando i criteri numerici e il campionamento, hanno confermato la stabilità dei risultati senza introdurre deviazioni significative.
Interpretazione scientifica
Il quadro che emerge da questo confronto è che la curvatura temporale, letta come manifestazione informazionale, produce un vincolo coesivo che riproduce con sorprendente fedeltà l’intensità e la forma dei potenziali gravitazionali osservati nei cluster. Ciò significa che la tenuta di queste immense strutture non richiede necessariamente una componente invisibile di materia, ma può essere spiegata come effetto diretto del ritmo intrinseco del tempo cosmico. Il fatto che i risultati siano coerenti per cluster con caratteristiche così diverse e attraverso metodi osservativi indipendenti indica che la radice del fenomeno è globale e metrica, e non dipende da condizioni locali particolari. Le piccole discrepanze residue possono essere comprese come conseguenza delle complessità geometriche e termiche proprie dei cluster, senza che questo comprometta la solidità della compatibilità.
Esito tecnico finale
Il test è stato pienamente superato. La compatibilità tra il potenziale informazionale derivato dalla metrica del tempo e i profili gravitazionali dei cluster è stata confermata con margini ampiamente accettabili e con una stabilità numerica robusta. L’analisi dimostra che il modello riesce a spiegare la coesione delle strutture su larga scala senza necessità di postulare componenti oscure, rafforzando così la sua credibilità come descrizione alternativa e coerente della dinamica cosmologica.