TEST 64 – Analisi sensitività raccordo iperprimordiale–esponenziale
Scopo del test
Questo test è stato ideato per verificare se il raccordo tra la fase iperprimordiale e quella esponenziale dolce riesce a mantenere continuità e stabilità numerica anche in condizioni di perturbazione. Si tratta di un punto chiave nella funzione z(t), perché in questo intervallo si compie la trasformazione da un tempo ancora informe e caotico a una prima organizzazione progressiva. L’intento era quindi quello di comprendere se piccole variazioni dei parametri di giunzione potessero intaccare la fluidità di questo passaggio o se, al contrario, la struttura fosse sufficientemente solida da resistere a disturbi senza alterarsi.
Descrizione della funzione
La funzione oggetto di analisi è costruita in tre sezioni principali, ciascuna legata a una fase distinta del tempo cosmico. Quella su cui si è concentrato questo test è la parte intermedia, che ha il compito di assicurare un collegamento regolare fra l’inizio iperprimordiale e lo sviluppo successivo. Questo raccordo non si limita a garantire continuità nel valore, ma richiede anche che la pendenza e la curvatura si mantengano regolari, così che la funzione non presenti interruzioni, oscillazioni indesiderate o anomalie che potrebbero compromettere la lettura globale del modello. I parametri di bordo, che definiscono livelli e inclinazioni, e i marcatori temporali, che delimitano l’intervallo, sono quindi i protagonisti della verifica.
Metodo di analisi
Per mettere alla prova la robustezza del raccordo è stato predisposto un campionamento molto fitto, con diecimila punti distribuiti lungo l’intero intervallo di transizione e una densificazione particolare nelle zone più critiche, quelle a ridosso dei bordi. Ogni punto è stato valutato non solo nel valore della funzione, ma anche nella derivata prima e nella derivata seconda, in modo da cogliere eventuali irregolarità nella pendenza o nella curvatura. I parametri sono stati fatti variare simultaneamente in un intorno dell’uno per cento rispetto al riferimento, e in un secondo momento lo stress è stato portato fino al due per cento per esplorare eventuali effetti non lineari. L’analisi ha seguito tre criteri principali: che non ci fossero salti di valore, che la pendenza rimanesse continua e che la curvatura non superasse soglie predeterminate.
Risultati ottenuti
L’esito numerico ha mostrato un comportamento estremamente stabile. La funzione non ha evidenziato salti di valore né discontinuità nelle pendenze, mentre le variazioni di curvatura sono rimaste in media sotto lo zero virgola tre per cento, ben al di sotto del limite massimo fissato. Anche nelle condizioni di stress più spinte non sono comparse cuspidi, anomalie locali o inversioni inattese. I parametri che agiscono sulla pendenza di ingresso e uscita dal raccordo si sono confermati i più influenti, ma la loro variazione non ha mai compromesso la regolarità generale. I parametri che regolano i livelli ai bordi, invece, hanno inciso in misura trascurabile. Spostare leggermente i marcatori temporali ha prodotto solo una traslazione del canale senza modificare la sua forma.
Interpretazione scientifica
Questi risultati confermano che il raccordo iperprimordiale–esponenziale è una struttura intrinsecamente stabile. La sua solidità non dipende da una messa a punto estrema dei parametri, ma è insita nella logica con cui è stato concepito. La maggiore sensibilità ai parametri di pendenza è coerente, perché sono loro a determinare la velocità con cui il tempo informazionale entra e esce dal canale, mentre i livelli hanno un ruolo secondario. Ciò che emerge con forza è che ciò che conta non è il valore assoluto assunto dalla funzione, ma il ritmo con cui avviene la trasformazione. La continuità e la coerenza del passaggio sono quindi assicurate anche in presenza di perturbazioni, rafforzando l’idea che l’impianto metrico non è fragile ma resiliente.
Esito tecnico finale
Il test è stato pienamente superato. La stabilità numerica e la regolarità del raccordo sono state confermate con ampi margini di sicurezza, senza alcuna anomalia né nei valori né nelle derivate. La funzione z(t) attraversa il passaggio dall’iperprimordiale all’esponenziale dolce senza mostrare debolezze e si presenta pronta a sostenere le analisi successive nelle fasi più mature della metrica cosmica.