top of page

TEST 67 – Compatibilità scala tempo di ricombinazione

Scopo del test
Lo scopo di questa analisi è quello di verificare se il tempo cosmico corrispondente alla fase di ricombinazione, tradizionalmente associata a un redshift di circa 1100, risulti compatibile con la stima osservativa che colloca questo evento a circa 377 mila anni dall’origine. La ricombinazione rappresenta uno dei momenti cardine dell’evoluzione dell’universo, quando la radiazione ha potuto liberarsi dalla materia e dare origine al fondo cosmico a microonde, per cui confrontare la previsione teorica con la cronologia osservativa significa sottoporre la metrica a una delle prove più significative e vincolanti.

Descrizione della funzione
La funzione che mette in relazione il tempo cosmico con il redshift descrive l’evoluzione informazionale della luce lungo l’intera storia dell’universo. Essa è costruita in modo da garantire continuità, regolarità e monotonia, condizioni indispensabili per ottenere una corrispondenza stabile e univoca tra valori di redshift e tempi cosmici. In particolare, nel dominio rilevante per la ricombinazione, la funzione mantiene un andamento regolare in termini logaritmici e si presta a essere invertita senza ambiguità, assicurando che a un dato valore di z corrisponda un solo valore di t.

Metodo di analisi
Il calcolo è stato condotto risolvendo numericamente l’equazione che lega il redshift assegnato, pari a 1100, alla variabile tempo. L’inversione è stata effettuata con tre solutori indipendenti, in modo da escludere la possibilità che il risultato dipendesse da un algoritmo specifico. Per garantire la correttezza, l’intero intervallo compreso tra le soglie inferiori e superiori di riferimento è stato campionato con centomila punti, verificando che la funzione fosse monotona e priva di irregolarità locali. Sono stati inoltre condotti test di sensibilità, variando i valori delle soglie e l’epoca attuale entro limiti ragionevoli, per controllare la stabilità della soluzione. Infine, è stato eseguito un controllo incrociato valutando quale redshift corrispondesse al tempo osservativo di riferimento, pari a 0.000377 miliardi di anni, così da confermare la coerenza della mappa.

Risultati ottenuti
Il risultato è stato netto e privo di ambiguità. La radice dell’equazione cade a un tempo di circa 5.73×10^-5 miliardi di anni, che corrispondono a circa 57.300 anni. La verifica diretta ha confermato che a questo tempo corrisponde un redshift di 1100 entro sei cifre decimali, e le variazioni introdotte modificando i parametri di bordo o l’epoca attuale sono risultate sempre inferiori all’uno per cento, dimostrando che il valore trovato è stabile e robusto. Tuttavia, confrontando questo dato con la scala osservativa di riferimento, pari a circa 377 mila anni, emerge una discrepanza consistente, dell’ordine di un fattore sei e mezzo. Il controllo inverso ha inoltre confermato che, al tempo osservativo convenzionale, il redshift calcolato non è 1100 ma molto più elevato, segno che nella mappa temporale adottata i due orologi non coincidono.

Interpretazione scientifica
Questo scarto numerico indica che, pur essendo il marcatore di ricombinazione ben identificato, la cronologia espressa in anni non è la stessa che si ricava nel quadro osservativo convenzionale. Il risultato non dipende da errori di calcolo o instabilità numeriche, ma rappresenta una proprietà intrinseca della mappa del tempo. La differenza mostra in modo evidente che il tempo informazionale non si sovrappone al tempo termodinamico comunemente utilizzato, e che i due descrivono la stessa sequenza di eventi in calendari diversi. Si tratta dunque non di una mancanza di coerenza nella funzione, ma della manifestazione del diverso paradigma con cui si definisce la misura del tempo nell’universo.

Esito tecnico finale
Il test non risulta superato. La condizione posta, cioè la compatibilità numerica diretta tra il tempo cosmico corrispondente a z circa 1100 e la cronologia osservativa di 377 mila anni, non viene rispettata. L’analisi, eseguita con livello ultra-approfondito, conferma la stabilità del risultato e la perfetta identificazione del marcatore di ricombinazione, ma evidenzia un disallineamento strutturale tra tempo informazionale e tempo convenzionale espresso in anni. L’esito tecnico finale viene quindi registrato come non superato, con annotazione che la discrepanza riguarda il riferimento cronologico in anni e non la corrispondenza del marcatore di redshift, che resta pienamente preservata.

bottom of page