TEST 68 – Analisi di robustezza parametrica fase classica
Scopo del test
Il test è stato concepito per valutare con il massimo rigore possibile la stabilità della fase classica razionale, che rappresenta il tratto più maturo della trasformazione informazionale. L’obiettivo era comprendere se, sottoponendo i parametri fondamentali della funzione a variazioni controllate e progressive, la struttura della curva mantenesse intatti i suoi caratteri essenziali, ovvero monotonia, concavità e continuità, senza produrre instabilità, oscillazioni spurie o derive non previste. Si tratta di una verifica cruciale perché da questa fase dipende la coerenza del modello nell’epoca osservativa, quella che dialoga direttamente con i dati astronomici raccolti dalle survey più recenti.
Descrizione della funzione
La funzione che governa la fase classica si presenta in forma semplice e compatta, costruita in modo che il redshift decresca in maniera regolare al crescere del tempo cosmico. Il comportamento della curva è vincolato da due elementi principali: da un lato l’esponente che regola la rapidità della trasformazione, dall’altro il riferimento temporale che fissa la scala globale. Ciò che caratterizza questa fase è l’equilibrio tra stabilità e sensibilità, poiché la funzione deve rimanere continua e regolare al punto di raccordo con la fase precedente, e al tempo stesso deve garantire che l’andamento osservabile conservi la forma prevista senza degenerare in comportamenti divergenti. In questo senso, il cuore della verifica si concentra proprio sulla resilienza di questa architettura informazionale.
Metodo di analisi
Per garantire un controllo accurato, l’indagine è stata condotta con un campionamento numerico esteso a centomila punti, distribuiti lungo il dominio operativo della fase classica. Sono stati predisposti due approcci complementari: in uno si è scelto di variare progressivamente l’esponente entro intervalli che andavano da frazioni di punto percentuale fino al cinque per cento, ricalibrando contestualmente il riferimento in modo da preservare continuità e pendenza al punto di raccordo; nell’altro, invece, si è lasciato fisso il riferimento per valutare fino a che punto la funzione fosse elastica e capace di assorbire variazioni senza perdita di struttura. A questi scenari si è aggiunto un ulteriore esercizio di variazione del riferimento stesso, spostato entro piccole percentuali, così da misurare la sensibilità globale della curva. In ciascun caso sono stati monitorati l’andamento della funzione, i segni delle derivate e la regolarità al raccordo, prestando attenzione a eventuali rotture o anomalie che potessero emergere anche solo in forma locale.
Risultati ottenuti
I risultati hanno mostrato con chiarezza che la fase classica possiede una notevole robustezza. Tutte le simulazioni hanno restituito curve che conservavano l’andamento decrescente e la concavità positiva, senza inversioni o punti critici inattesi. Nelle configurazioni vincolate la continuità è stata pienamente preservata, mentre nelle configurazioni non vincolate le differenze rilevate al punto di raccordo sono rimaste sempre modeste e facilmente riassorbibili attraverso una ricalibrazione contenuta. Anche le variazioni applicate al riferimento hanno confermato che l’impatto sulla funzione è lineare e controllato, senza generare derive non previste. In nessun caso sono state osservate instabilità numeriche o perdite di regolarità, e le derivate hanno mantenuto coerenza lungo tutto il dominio analizzato.
Interpretazione scientifica
L’insieme dei dati indica che la fase classica non dipende da una taratura fine dei parametri, ma si fonda su una struttura che rimane solida anche quando questi vengono perturbati in misura significativa. L’esponente governa la velocità della trasformazione ma non ne altera la natura, e il riferimento agisce come una semplice riscalatura globale che non intacca le proprietà essenziali. Questo significa che la stabilità osservata non è un effetto contingente o frutto di una costruzione artificiosa, ma è parte integrante della logica informazionale che sostiene la metrica. La capacità della funzione di mantenere invariate le sue caratteristiche chiave sotto variazione dei parametri la rende idonea a rappresentare in modo credibile il comportamento dell’universo osservabile in questa fase.
Esito tecnico finale
Il test ha confermato pienamente la robustezza numerica della fase classica razionale. La funzione si è dimostrata stabile, regolare e priva di criticità sotto tutte le condizioni di perturbazione considerate. L’esito tecnico finale è dunque: superato, con validazione completa della resilienza strutturale della fase classica.