TEST 76 – Stabilità funzione entropia informazionale
Scopo del test
Il cuore di questo test è stato quello di verificare se la funzione che rappresenta l’entropia informazionale, cioè la misura del ritmo con cui la luce traduce in complessità la trasformazione del tempo, si mantenga stabile lungo tutto l’arco di evoluzione cosmica. Stabilità significa che la funzione non mostri discontinuità, non presenti picchi improvvisi, non generi divergenze né instabilità numeriche che possano alterare la lettura fenomenologica dell’universo. Lo scopo non è solo tecnico, ma concettuale: dimostrare che la complessità informazionale non si frantuma né esplode in caos, ma segue un andamento ordinato che può essere descritto in termini metrici e compreso come proprietà strutturale dell’universo.
Descrizione della funzione
L’entropia informazionale, nel contesto del modello, non è definita come la tradizionale misura del disordine termodinamico, ma come la capacità della curva del tempo cosmico di generare e custodire informazione nella luce. Essa viene letta come una funzione che cresce o si stabilizza in relazione alla variazione del ritmo temporale, e che restituisce una percezione della complessità non locale ma globale. Per questo motivo è stata analizzata in due rappresentazioni complementari: la prima direttamente nel dominio del tempo, valutando la continuità e la regolarità della sua crescita, la seconda nel dominio logaritmico, dove il tempo viene reinterpretato in termini di scala, in modo da testare la coerenza della funzione anche al variare della prospettiva di osservazione. In entrambe le forme la funzione mantiene il suo significato originario: misura il grado di stratificazione informazionale che il tempo costruisce nella luce.
Metodo di analisi
Per questa verifica è stato predisposto un campionamento molto denso, con diecimila punti distribuiti lungo l’intero dominio temporale, da epoche prossime all’origine fino a regioni ben oltre l’epoca attuale. Il reticolo di punti è stato organizzato in modo ibrido, concentrando le misure attorno alle zone di transizione, così da cogliere con la massima precisione eventuali anomalie. Per ogni punto è stata calcolata la variazione locale del ritmo informazionale, confrontata poi con la crescita dell’entropia per valutarne l’andamento complessivo. Sono stati introdotti controlli incrociati: da un lato il calcolo diretto con metodi analitici, dall’altro la verifica numerica basata su differenze centrate, così da escludere errori di discretizzazione. Inoltre, per certificare la robustezza della funzione, sono stati effettuati test di sensibilità, perturbando leggermente i parametri interni e ripetendo l’intera analisi, con l’obiettivo di capire se la funzione mantenesse il suo profilo anche al variare di condizioni minime.
Risultati ottenuti
I risultati hanno mostrato un comportamento regolare e coerente lungo tutto il dominio. In prossimità dell’origine la funzione si presenta molto vicina a zero, come atteso da un sistema che all’inizio non porta ancora stratificazioni significative di informazione, ma subito dopo cresce in maniera graduale e costante senza manifestare scossoni. Nella regione di raccordo, dove si incontrano regimi metrici differenti, la funzione si rimodula con naturalezza, senza creare né picchi né oscillazioni anomale, seguendo una curva fluida che testimonia la capacità della metrica di collegare fasi diverse senza produrre discontinuità. Infine, nella fase evolutiva più regolare, il comportamento tende a stabilizzarsi, mostrando una sorta di saturazione che riflette un universo in cui il ritmo informazionale non accelera più indefinitamente, ma trova una coerenza di fondo. La verifica parallela in dominio logaritmico ha confermato lo stesso quadro, senza discostarsi in modo sostanziale dalla rappresentazione diretta. Le prove di sensibilità parametrica hanno infine evidenziato che il profilo rimane invariato nella sostanza anche se i parametri subiscono variazioni minime, segno che non ci sono fragilità strutturali.
Interpretazione scientifica
La stabilità della funzione di entropia informazionale va interpretata come la prova che l’universo, nel quadro del modello, non è dominato da un disordine crescente ma da una complessità regolata, che si costruisce nel tempo in maniera coerente. L’aumento iniziale rappresenta la nascita della struttura informazionale, la transizione dolce tra regimi simboleggia l’armonia con cui la metrica orchestra fasi differenti, e la tendenza alla stabilizzazione indica che la complessità non esplode in caoticità ma trova un equilibrio. Il fatto che la funzione si mantenga robusta anche sotto piccole perturbazioni conferma che essa non è un artefatto di calcolo, ma una proprietà autentica e intrinseca del sistema. La conferma della coerenza tra rappresentazioni differenti rafforza ulteriormente questa interpretazione: non si tratta di un effetto della scelta matematica, ma di un tratto costitutivo della realtà informazionale descritta.
Esito tecnico finale
Il test può essere dichiarato pienamente superato. La funzione di entropia informazionale si dimostra continua, stabile e coerente, immune da discontinuità e divergente da letture tradizionali solo in termini di significato, non di comportamento matematico. La robustezza dei risultati e la consistenza tra metodi di analisi indipendenti certificano che la stabilità è una caratteristica intrinseca, confermando la solidità del modello nel rappresentare non solo la trasformazione del tempo, ma anche il modo in cui l’universo struttura informazione.