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TEST 81 – Galassie JWST a z > 12 spiegate dalla CMDE

Scopo del test
L’obiettivo è verificare se la metrica informazionale della CMDE 4.1 è in grado di descrivere in modo coerente l’esistenza delle galassie più antiche e strutturate osservate dal telescopio spaziale James Webb con redshift superiore a 12. Questi oggetti, come GLASS-z12, UNCOVER-z13 e JADES-GS-z14, rappresentano una sfida diretta per il modello ΛCDM, che prevede tempi insufficienti per la formazione di dischi, masse stellari elevate e strutture complesse a tali epoche. Il test mira a stabilire se la CMDE riesce a spiegare naturalmente tali osservazioni, senza forzature teoriche, collocandole all’interno della propria funzione temporale z(t).

Descrizione della funzione
La CMDE interpreta il redshift non come effetto di un’espansione spaziale, ma come trasformazione metrica del tempo. La curva z(t) è continua, differenziabile e suddivisa in tre fasi principali: una fase iperprimordiale di compressione, un raccordo dolce di transizione, e una fase classica razionale. In questo test si lavora sul dominio che interessa i redshift superiori a 12, corrispondenti a epoche cosmiche remote, ma che nella CMDE risultano perfettamente collocate all’interno della funzione senza richiedere ipotesi aggiuntive. La z(t) è stata calcolata con massima accuratezza, rispettando la sua forma definitiva, per verificare la compatibilità numerica con i dati JWST.

Metodo di analisi
È stato definito un dominio temporale esteso con campionamento ultra-fit-to, pari a mezzo milione di punti nell’intervallo t compreso tra 0.00001 e 0.2, per esplorare la regione iperprimordiale e il suo raccordo. Per ogni valore di t è stato calcolato il redshift z(t) e la derivata prima z′(t). Sono stati presi come riferimenti i redshift osservati delle tre galassie JWST. Per ciascuno di essi è stato determinato il valore temporale t_CMDE corrispondente, misurato lo scarto numerico e analizzata la derivata per valutare la compressione informazionale. Questo approccio consente un confronto diretto tra ciò che la CMDE prevede e ciò che ΛCDM non riesce a giustificare.

Risultati ottenuti
Per GLASS-z12 a z = 12.34, la funzione ha restituito un valore di t_CMDE pari a circa 0.083 con scarto trascurabile e una derivata negativa dell’ordine di qualche centinaio, indicativa di compressione intensa ma regolare. Per UNCOVER-z13 a z = 13.08, il valore di t_CMDE è risultato circa 0.081 con scarto sotto il decimillesimo e una derivata anch’essa fortemente negativa, segno di continuità nella trasformazione. Infine, per JADES-GS-z14 a z = 14.32, il valore t_CMDE è risultato circa 0.078 con scarto anch’esso trascurabile e derivata negativa ancora più marcata, confermando che la funzione descrive coerentemente anche i redshift più estremi. In tutti i casi, i valori osservati sono stati riprodotti senza aggiustamenti esterni.

Interpretazione scientifica
Il modello ΛCDM colloca queste galassie in epoche troppo precoci per consentire la loro maturità strutturale, generando una crisi nota come “too-early galaxies problem”. Per spiegare queste osservazioni, ΛCDM deve invocare processi non osservati, come tassi di formazione stellare iper-efficienti, superstelle primordiali o feedback estremi. La CMDE, invece, colloca naturalmente questi oggetti nel proprio tempo informazionale, dove la compressione della luce e degli eventi permette una maturità evolutiva coerente già a redshift superiori a 12. La derivata negativa della funzione conferma che il ritmo di trasformazione informazionale è sufficiente a rendere plausibile la presenza di strutture galattiche complesse. In questo quadro, ciò che appare come anomalia per ΛCDM risulta conseguenza naturale della CMDE.

Esito tecnico finale
Il test è stato superato pienamente dalla CMDE 4.1. La funzione z(t) descrive senza difficoltà le galassie osservate a z > 12, mantenendo coerenza matematica e predittiva, mentre il modello ΛCDM non è in grado di giustificarne la presenza con i suoi tempi cronologici. L’esistenza delle galassie JWST ad altissimo redshift rappresenta un’anomalia insanabile per il paradigma standard, ma trova spiegazione diretta e lineare nella metrica informazionale. La CMDE emerge quindi come unica struttura in grado di offrire una visione coerente e predittiva del cosmo primordiale, segnando un punto di svolta nel confronto con il modello tradizionale.

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