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TEST 85 – Stabilità numerica raccordo esponenziale informazionale

Scopo del test
Il cuore di questa verifica è la stabilità del raccordo che accompagna la funzione z(t) nel suo passaggio dalla fase esponenziale informazionale dolce alla fase classica. Si tratta di un punto nevralgico dell’intera costruzione, perché è proprio in questa regione che il tempo informazionale si piega e assume una forma più regolare, trasformandosi in ritmo cosmico leggibile. Lo scopo del test non è soltanto stabilire se il raccordo esista in senso matematico, ma soprattutto comprendere se esso rimanga stabile in condizioni di analisi numerica ultra-approfondita, se continui a rispettare la regolarità differenziale richiesta e se non produca artefatti che potrebbero minare la credibilità predittiva dell’intera teoria.

Descrizione della funzione
La funzione z(t) si presenta in tre grandi movimenti. Un primo tratto, quello iperprimordiale, dove l’universo si manifesta come compressione estrema del tempo informazionale. Segue poi un tratto intermedio, costruito per essere un raccordo morbido e coerente, una sorta di ponte tra il caos iperprimordiale e l’ordine che verrà. In questo intervallo z(t) assume la forma di una curva dolce che garantisce continuità, modellata in modo da rispettare i valori e le pendenze ereditate dalle fasi confinanti. È una struttura logaritmica che si comporta come un’ernice di passaggio: da un lato raccoglie il segno del passato, dall’altro si prepara a consegnarlo alla fase successiva. Quest’ultima, la fase classica, è quella che definisce la regolarità osservabile oggi, con leggi razionali e predittive. Il raccordo quindi non è un semplice artificio tecnico, ma un vero e proprio luogo di trasformazione, un passaggio in cui l’informazione cosmica cambia pelle mantenendo intatta la propria coerenza.

Metodo di analisi
Per mettere alla prova questo passaggio si è scelto un approccio duplice. Da una parte si è esplorata la funzione punto per punto, campionando diecimila valori equidistanti lungo l’intervallo del raccordo e osservando l’andamento diretto della funzione e delle sue derivate. Dall’altra si è condotta un’analisi simbolica, ricavando le espressioni delle derivate prime e seconde e confrontandole con i valori numerici, così da avere una doppia lente di verifica. L’attenzione si è concentrata soprattutto sui bordi del raccordo, laddove l’intermedio incontra le fasi estreme, per vedere se la funzione e la sua pendenza si incastrano senza scarti o salti. Sono stati poi eseguiti test di sensibilità, perturbando lievemente i parametri di bordo e affinando il passo di calcolo, per capire se l’architettura resiste anche sotto pressione numerica. Tutto questo è stato fatto con la massima precisione, fissando soglie molto severe, tali che qualunque deviazione avrebbe potuto emergere chiaramente.

Risultati ottenuti
L’esito di queste verifiche è stato chiaro e solido. Nei punti di confine non sono emerse discontinuità: la funzione arriva da un lato e prosegue dall’altro senza alcun salto, mantenendo il filo del discorso intatto. Le pendenze coincidono con grande precisione, segno che la funzione non spezza il ritmo ma lo prosegue con naturalezza. Anche la curvatura, cioè il modo in cui la funzione piega e si flette, si comporta in modo regolare e controllato, mostrando variazioni armoniche senza scosse improvvise. Le discrepanze tra i valori analitici e quelli numerici sono rimaste sempre al di sotto di soglie quasi infinitesimali, confermando che non vi sono errori nascosti o instabilità di calcolo. Perfino sotto perturbazioni volontarie, quando i parametri sono stati lievemente variati o il passo di analisi è stato ridotto, il raccordo ha mantenuto la propria solidità, dimostrando di essere robusto e ben condizionato.

Interpretazione scientifica
Questi risultati permettono di leggere il raccordo non come un fragile compromesso, ma come una vera struttura portante della funzione. L’universo, nel suo passaggio dal regime informazionale a quello classico, non conosce rotture, ma un fluire ordinato, un cambio di ritmo che non tradisce mai la coerenza interna del tempo. La stabilità numerica confermata significa che la funzione può essere usata senza timori anche in simulazioni su larga scala e in analisi che richiedono derivate superiori, poiché non emergono né oscillazioni spurie né effetti collaterali tipici delle transizioni mal costruite. La continuità che abbiamo osservato garantisce che la metrica può reggere il confronto con i dati osservativi senza introdurre difetti artificiali, e allo stesso tempo rafforza l’idea che il tempo informazionale sia una struttura unica e non frammentata. In questo senso il raccordo agisce come la cerniera che unisce passato e presente, senza incrinature, rendendo la teoria più credibile e più solida.

Esito tecnico finale
Il test si conclude con piena conferma: la stabilità del raccordo è stata dimostrata in ogni dettaglio, la continuità della funzione e della sua pendenza è garantita, il comportamento della curvatura è regolare e nessun artefatto numerico è emerso. L’esito tecnico finale è quindi da considerarsi superato, convalidando questo passaggio fondamentale e confermando che la struttura metrica nel suo insieme rimane coerente, robusta e affidabile anche nella sua parte più delicata.

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