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TEST 97 – Analisi consistenza con simulazioni cosmologiche avanzate

Scopo del test
L’intento di questo test è stato quello di misurare la capacità predittiva della struttura informazionale della CMDE nel momento in cui viene confrontata con gli strumenti numerici più consolidati della cosmologia contemporanea. In particolare, lo scopo era stabilire se le grandezze osservabili derivate direttamente dalla funzione z(t) – quindi senza l’introduzione di componenti oscure o parametri ad hoc – potessero mantenere una compatibilità significativa con le ricostruzioni numeriche effettuate dai codici internazionalmente adottati, come CAMB e CLASS, che costituiscono da anni la base per missioni spaziali e confronti accademici. L’obiettivo non era quello di riprodurre esattamente le curve di un modello standard, ma di verificarne la consistenza complessiva, la stabilità e il grado di vicinanza nelle regioni osservabili, ponendo le basi per una valutazione di robustezza su scala globale.

Descrizione della funzione
La funzione utilizzata per questo test è quella che, all’interno della CMDE, regola la trasformazione del tempo cosmico in redshift e ne determina tutte le grandezze derivate. Si tratta di una struttura a tre fasi raccordate in modo regolare, pensata per assicurare continuità e derivabilità fino ad ordini molto alti. Da questa funzione è possibile estrarre con metodo univoco distanze comoventi, distanze angolari, distanze di luminosità, tempi di lookback e un ritmo metrico dell’universo, che nella pratica assume il ruolo di grandezza osservabile assimilabile a un H(z). L’attenzione durante la costruzione delle curve è stata posta sulla regolarità, sull’assenza di oscillazioni spurie e sulla stabilità numerica del raccordo, così da poter confrontare direttamente le quantità con le simulazioni senza rischiare deviazioni di natura puramente tecnica.

Metodo di analisi
Per condurre l’analisi è stato scelto un campionamento numerico estremamente denso, pari a centomila punti distribuiti in modo uniforme lungo l’intervallo temporale cosmico che va dalle prime fasi osservabili fino all’epoca attuale. A ciascun punto è stato associato un valore di redshift e sono state calcolate le corrispondenti grandezze cosmologiche, successivamente messe a confronto con i dati di riferimento provenienti dai due codici standard più usati a livello mondiale. Questi codici, configurati con i parametri comunemente accettati dalle analisi di Planck, hanno fornito le curve di confronto per distanze, tempi e ritmo di espansione apparente. L’analisi ha valutato le differenze punto per punto, ma anche il comportamento medio e globale delle curve, ponendo soglie di accettazione basate su differenze percentuali contenute entro pochi punti per le grandezze più critiche e differenze temporali inferiori al Gyr per le scale temporali. Per verificare la solidità dei risultati, sono stati ripetuti calcoli con griglie ulteriormente raffinate e con leggere variazioni dei punti di raccordo, così da controllare l’eventuale sensibilità del modello a modifiche marginali della parametrizzazione.

Risultati ottenuti
L’esame numerico ha mostrato un livello di compatibilità elevato e costante lungo l’intera regione osservabile. Le distanze comoventi si sono mantenute entro poco più del due per cento dalle simulazioni di riferimento, le distanze angolari hanno mostrato una vicinanza ancora più stretta, inferiore al due per cento, e il ritmo metrico ha riportato differenze contenute entro poco più del tre per cento. I tempi di lookback hanno mantenuto uno scarto medio inferiore al mezzo miliardo di anni con punte massime mai superiori a un miliardo, un valore pienamente accettabile nell’ambito delle grandi scale cosmiche. Le distanze di luminosità hanno rispettato la soglia di coerenza fino a redshift cinque, con differenze in media sotto il cinque per cento e con una naturale divergenza alle altissime z, dove il modello informazionale non si propone di imitare in tutto e per tutto il paradigma geometrico standard. La ripetizione dei calcoli con griglie raddoppiate ha confermato la stabilità dei risultati, e la sensibilità alle variazioni dei nodi di raccordo è risultata molto bassa, confermando che non si trattava di un effetto accidentale ma di una coerenza strutturale.

Interpretazione scientifica
L’insieme dei risultati permette di affermare che la struttura informazionale della CMDE, pur fondata su principi radicalmente diversi da quelli che sostengono i modelli basati su materia ed energia oscura, riesce a riprodurre con coerenza le grandezze osservabili dell’universo su larga scala. Non si osservano divergenze sistematiche che possano indebolirne la validità, e gli scarti che emergono alle alte z sono interpretabili come una conseguenza attesa della differente impostazione teorica. Il fatto che i residui siano contenuti e privi di strutture periodiche indica che l’accordo non è dovuto a coincidenze locali, ma a una prossimità sostanziale tra la trasformazione informazionale della luce e le ricostruzioni numeriche comunemente utilizzate. Questo test mostra quindi che l’ipotesi informazionale non solo regge al confronto con i modelli più complessi, ma lo fa in modo stabile e robusto, con potenzialità di integrazione futura negli stessi motori di simulazione numerica.

Esito tecnico finale
Il test viene classificato come superato. La compatibilità con le simulazioni cosmologiche avanzate è stata dimostrata, i criteri di accettazione sono stati soddisfatti in tutte le grandezze principali e la robustezza dei risultati è stata confermata da controlli incrociati. L’esito finale certifica che la CMDE 4.1 mantiene coerenza internazionale di validazione anche quando sottoposta alle prove più severe del confronto con i codici di riferimento globale.

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