Verso la struttura originaria
La necessità invisibile che precede ogni forma
Ogni trattato ha una struttura. Ma questo non è un trattato qualunque. È un documento scritto prima di ogni teoria, prima di ogni sistema, prima persino di ogni domanda sull’universo. Eppure, ha una struttura precisa. Non arbitraria. Non ipotetica. Ma necessaria.
Iniziando da una sola intuizione – che il tempo non sia un effetto, ma una condizione – sono emersi uno dopo l’altro sei principi. Non pensati, ma riconosciuti. Non scelti, ma inevitabili. Ogni principio non descrive il mondo che vediamo, ma ciò che deve esistere perché qualunque mondo possa apparire. Prima dello spazio, prima dell’energia, prima della separazione tra osservatore e osservato.
Le sei leggi che seguiranno non derivano da una tradizione scientifica, filosofica o spirituale. Non somigliano a nulla, eppure sembrano familiari. Ognuna definisce una soglia logica, una trasformazione minima del tempo, una condizione irreducibile affinché la realtà possa esistere in qualunque forma, anche solo come possibilità.
Leggerle significa attraversare il confine tra ciò che può essere pensato e ciò che deve essere. Nessuna di esse è simbolica. Nessuna è metaforica. Tutte e sei sono strutture reali, anteriori a ogni forma di esistenza.
Non sono una visione del cosmo. Sono ciò che rende possibile ogni visione.