La fragilità della reversibilità
- Ivan Carenzi

- 5 ago
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Aggiornamento: 6 set

Prima che il tempo prenda direzione, ogni trasformazione potrebbe ancora tornare indietro. Ma questa possibilità non dura. Bastano minuscole differenze nei ritmi, piccolissime disomogeneità relazionali, per far collassare la simmetria. La CMDE lo ha scoperto: la reversibilità non è una legge, è una condizione provvisoria. Un equilibrio instabile. È sufficiente che un nodo influenzi il ritmo di un altro con una minima intensità non bilanciata, e l’intero sistema cade in una sequenza irreversibile. Non per entropia, non per disordine, ma perché la trasformazione diventa asimmetrica nel suo stesso modo di trasformarsi. Il tempo, nella CMDE, non si rompe perché qualcosa si muove, ma perché la rete delle relazioni non riesce più a tornare coerentemente a uno stato precedente. Ogni relazione altera il contesto. E ogni contesto alterato, altera le possibilità future. Così, anche se si provasse a ripetere una sequenza, ciò che la precede è già mutato. La Legge 5 non è una barriera. È una soglia fragile. Un punto critico che si infrange come vetro sottile. Non appena l’universo si collega a sé stesso in modo troppo stretto, non può più tornare indietro metricamente. L’irreversibilità è la firma del legame. Non c’è freccia del tempo senza intreccio. E non c’è intreccio che non spezzi la simmetria.


