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La Luce non viaggia: si trasforma

Aggiornamento: 6 ore fa

Rappresentazione simbolica della distribuzione informazionale delle galassie attraverso le fasi metriche del tempo nella teoria CMDE 4.1

Tutto ciò che conosciamo dell’universo ci arriva attraverso la luce.Le sue frequenze, i suoi spostamenti, i suoi silenzi.È attraverso la luce che osserviamo galassie, misuriamo distanze, costruiamo modelli.Eppure, da sempre, l’abbiamo interpretata come un segnale che viaggia nello spazio.Un’onda che parte, attraversa il cosmo e infine ci raggiunge.

Ma se non fosse così?

La CMDE – Carenzi Metric Dynamics Extended – nasce da questa domanda:

e se la luce non viaggiasse davvero, ma venisse trasformata nel tempo?

Questa teoria non descrive il redshift come uno “slittamento” provocato dall’espansione dello spazio, ma come una trasformazione informazionale, un cambiamento continuo del segnale luminoso in funzione del tempo cosmico.


In questo scenario, la luce non “si sposta” nello spazio:subisce una variazione di stato legata alla metrica informazionale dell’universo.Il tempo non è solo una coordinata: è un modificatore attivo dell’informazione contenuta nella luce stessa.

La funzione z(t) descrive questa trasformazione in tre fasi:una fase iperprimordiale che affiora dal nulla,una fase sigmoide di transizione dolce,e una fase classica razionale che ricalibra il redshift in relazione all’età dell’universo.

Tutto accade dentro una metrica fluida, informazionale, misurabile.Una metrica che evolve.Una metrica che trasforma.Una metrica che non ha bisogno di espandersi, perché è già variazione.

Chi comprende questo, cambia sguardo.Non vede più l’universo come qualcosa che “si allontana”.Lo vede come qualcosa che si trasforma mentre lo guardiamo.E dentro questa trasformazione c’è tutto:la distanza, la luce, il tempo… e forse anche noi.

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