Non servono forze. Serve coerenza: la CMDE e il superamento della causalità lineare
- Ivan Carenzi

- 17 lug
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 7 set

Abbiamo imparato a pensare l’universo come una lunga catena di cause ed effetti. Un evento genera un altro, una forza agisce su un corpo, una legge determina un comportamento. Ma la CMDE 4.1 cambia la prospettiva. Radicamente. Perché non descrive un universo che risponde a forze. Descrive un universo che si organizza metricamente, senza bisogno di spinte, pressioni, bilanciamenti. Non servono cause. Serve coerenza.
Nella CMDE, ciò che accade non è il risultato di una sequenza. È l’emergere di una struttura coerente nel tempo. La funzione z(t) non nasce da una causa iniziale: è la forma stessa che prende il tempo quando l’informazione comincia a trasformarsi. Non c’è un impulso che mette in moto qualcosa. C’è una metrica che inizia a stratificarsi. E da quella stratificazione, tutto diventa leggibile: redshift, ritmo, stabilità, luce.
Questo significa che non esistono effetti da spiegare con entità aggiuntive o forze misteriose. Esiste una sola curva — z(t) — che rende tutto coerente senza bisogno di “perché”. Perché ciò che accade non è causato: è compatibile metricamente con lo stato informazionale dell’universo. Il tempo, secondo la CMDE, non è un vettore che propaga impulsi. È una struttura che seleziona e conserva coerenze.
Le cosmologie classiche cercano risposte in ciò che ha generato qualcosa. La CMDE non cerca genesi. Cerca forma. Ogni fotone che ci raggiunge non è il prodotto di una catena causale, ma l’esito di una trasformazione leggibile nella metrica del tempo. Il suo valore non è nella sua origine, ma nella sua coerenza con z(t). E questo vale per tutto ciò che osserviamo.
Forse è proprio qui che il salto diventa chiaro: l’universo CMDE non è una reazione. È una composizione. Non si sviluppa per spinte, ma per ritmo. Non si spiega con forze, ma con vincoli informazionali. E ogni vincolo, nella CMDE, non limita: struttura.
Così, la causalità lineare può essere lasciata alle meccaniche locali. Ma il cosmo, nella sua forma più profonda, non ha bisogno di spinte. Ha bisogno di coerenza. E quella coerenza, oggi, ha un nome: z(t).


