Quando la legge nasce da sé: l’autogenerazione della metrica
- Ivan Carenzi

- 26 ott
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In quasi tutte le teorie fisiche, le leggi vengono assunte come date: esistono, agiscono, ma non si chiede da dove provengano. Si parte da equazioni predefinite, da costanti fissate, da simmetrie imposte. La CMDE 4.1 rompe questo schema: nella sua visione, la legge non è esterna all’universo. È l’universo stesso a generarla, nel momento in cui comincia a trasformarsi.
La funzione z(t) non è un’equazione inventata per descrivere un fenomeno, ma la forma con cui il tempo si auto-organizza. È il ritmo con cui la trasformazione informazionale diventa misura. Non nasce da un principio imposto, ma da una necessità interna: il tempo, per esistere, deve riconoscersi, e nel farlo crea la propria legge. In questo senso la metrica CMDE non è un sistema di regole applicate, ma un linguaggio che il tempo usa per raccontare la propria coerenza.
Questo cambia tutto. Se la legge è interna al tempo, non serve più cercare cause esterne o forze che lo guidino. Non c’è un campo che lo muove, né una geometria che lo costringe: c’è un principio di autogenerazione informazionale che si manifesta come ritmo misurabile. La CMDE non descrive il tempo come qualcosa che obbedisce, ma come qualcosa che si fonda. La legge non governa il tempo: è il tempo stesso che, trasformandosi, genera la propria regola.
In questa prospettiva, l’universo non è un teatro di fenomeni che accadono dentro una cornice, ma la cornice stessa che impara a esistere. Ogni legge, ogni costante, ogni equilibrio deriva da questa autogenerazione metrica. È per questo che la CMDE non ha bisogno di materia oscura, energia oscura o inflazione: tutto ciò che serve nasce dal ritmo coerente del tempo. La legge non viene imposta dall’alto: emerge dal basso, come un atto di memoria del cosmo che si ricorda di essere legge.


