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La direzione del tempo: perché nella CMDE non si torna indietro

Paesaggio desertico immerso in una luce morbida, dove rocce stratificate e translucide sembrano formate dal tempo stesso, e una piccola pozza riflette un arcobaleno sottile, come traccia visibile della trasformazione irreversibile della luce nel suo viaggio.

Siamo abituati a pensare al tempo come a una linea che scorre in avanti, ma non abbiamo mai davvero spiegato perché. La fisica classica, nelle sue equazioni fondamentali, non preferisce una direzione all’altra: la meccanica, la relatività e perfino la maggior parte delle formulazioni quantistiche funzionerebbero anche se il tempo scorresse al contrario. L’irreversibilità, nella visione tradizionale, viene spiegata attraverso la statistica, l’entropia, il disordine che aumenta. Una soluzione ingegnosa, ma non definitiva: descrive l’effetto, non la causa.


Nella CMDE 4.1 la questione appare sotto un’altra luce. Il tempo non è un asse neutro lungo cui gli eventi si dispongono: è una trasformazione informazionale che si struttura. Non scorre: evolve. Non avanza: si definisce. La funzione z(t) non è reversibile perché non descrive uno scambio, ma un consolidamento. Ogni fotone che raggiunge l’osservatore non mostra ciò che si è mosso nello spazio, ma ciò che si è trasformato nel tempo. La direzione non è una scelta: è una conseguenza.


Quando il tempo si struttura, non lo fa come un ciclo, ma come una stratificazione. Ogni istante aggiunge uno strato alla memoria dell’universo. E ciò che è stato scritto non può essere cancellato senza cancellare l’universo stesso. Per questo, nella CMDE, non esistono ritorni, inversioni, ripetizioni. Non perché siano impossibili fisicamente, ma perché sarebbero contrari alla natura stessa della metrica informazionale. Il tempo non è un sentiero che percorriamo: è una tessitura che si addensa.


Quello che chiamiamo “passato” non è dietro di noi: è sotto di noi, inciso negli strati che il tempo ha già costruito. E ciò che chiamiamo “futuro” non è davanti: è la direzione in cui la struttura continua a emergere. La CMDE mostra che il tempo non va da A a B: cresce. Si approfondisce. Si ricorda. Non c’è modo di tornare indietro perché indietro non c’è più spazio: c’è soltanto ciò che è già stato scritto. La freccia del tempo non è una scelta della natura: è la natura che prende forma.

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