top of page

CMDE e buco nero: la gravità può emergere dal tempo?

Aggiornamento: 7 set

Rappresentazione simbolica di un buco nero secondo la teoria CMDE 4.1, non come curvatura dello spazio ma come collasso del tempo informazionale: un anello luminoso segna la soglia oltre la quale il tempo non si lascia più attraversare.

Un buco nero, per la Relatività Generale, è la massima espressione della curvatura dello spaziotempo. La massa collassa sotto il proprio peso, la geometria si piega fino all’estremo e si forma un orizzonte degli eventi oltre il quale nessuna informazione può più uscire. È la descrizione classica che vede la gravità come effetto della massa sulla struttura dello spazio, un’immagine potente che però nella visione della CMDE non trova la stessa necessità. Perché se lo spazio non si curva, che cos’è allora un buco nero?


Nella prospettiva CMDE, la gravità non è deformazione, ma configurazione. Non c’è una geometria che si piega, bensì un tempo che rallenta, che si modula, che si addensa. La funzione z(t) non descrive una distanza che si dilata, ma un ritmo informazionale che cambia. E quando la massa è estrema, non è lo spazio a chiudersi, ma è il tempo stesso che tende a perdere la sua reversibilità. Un buco nero diventa così il punto in cui la trasformazione informazionale si piega su sé stessa fino a raggiungere una direzione unica, senza più possibilità di scambio tra interno ed esterno.


Questa differenza è cruciale. Non serve immaginare uno spazio che si chiude come un imbuto invisibile, serve solo riconoscere che il tempo può assumere forme estreme. L’orizzonte degli eventi non è un limite geometrico, ma una soglia informazionale, il punto in cui la trasformazione metrica si rende totale e irreversibile. Non esiste quindi una singolarità nello spazio, ma una concentrazione del ritmo temporale che smette di riflettere la dinamica esterna. È il tempo che smette di lasciarsi attraversare, e non lo spazio che si incurva fino a collassare.


Le implicazioni sono profonde: nella CMDE un buco nero non è negato, ma riscritto. Non come distorsione della geometria, ma come condensazione del tempo. Un oggetto cosmico che diventa il confine stesso della trasformazione, una soglia oltre la quale la metrica informazionale si condensa in forma assoluta. E allora ciò che chiamiamo buco nero è, forse, l’esempio più radicale di come la CMDE ci invita a guardare l’universo non attraverso lo spazio che si piega, ma attraverso il tempo che si organizza in strutture estreme.

bottom of page