Perché nelle survey le distanze misurate sembrano confermare ΛCDM e non la CMDE?
- Ivan Carenzi

- 24 ago
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 6 set
Domanda completa:
"Una questione mi lascia perplesso: se la CMDE 4.1 descrive davvero meglio il redshift come trasformazione informazionale del tempo, perché allora le grandi survey cosmologiche – Euclid, Pantheon+, SDSS, LSST – pubblicano risultati che sembrano in perfetta sintonia con il modello ΛCDM? Non è una contraddizione? Non rischia di essere un segnale che la sua teoria non si accorda con le osservazioni?"
Risposta CMDE
La CMDE 4.1 non entra in conflitto con i dati delle survey: al contrario, li assume come punto di partenza. Ciò che cambia è l’interpretazione. Le distanze cosmologiche non sono misure “grezze” dello spazio, ma ricostruzioni dipendenti dal paradigma che si applica. Quando si traduce una magnitudine in distanza o una curva di luminosità in scala metrica, si assume già la cornice geometrica dell’espansione dello spazio: ecco perché i risultati appaiono compatibili con ΛCDM.La CMDE adotta un approccio diverso: non legge la distanza come grandezza spaziale, ma come effetto temporale della trasformazione informazionale z(t). Applicando questa logica agli stessi dataset, si ottiene un quadro altrettanto coerente, ma senza ricorrere a ipotesi aggiuntive come materia oscura o energia oscura. Un esempio concreto è la survey Pantheon+: nella lettura standard, la luminosità apparente delle supernove viene tradotta in distanza assumendo un universo in espansione; nella CMDE, la stessa curva è interpretata come variazione informazionale nel tempo, e i valori risultano compatibili senza dover invocare alcuna energia oscura. Lo stesso vale per Euclid: le distribuzioni di redshift osservate restano intatte, ma la chiave interpretativa cambia radicalmente. Inoltre, la CMDE ha superato test diretti proprio su questi archivi (Pantheon+, Planck, JWST, Euclid), confermando che la coerenza predittiva rimane solida anche senza le ipotesi del modello standard. Ciò che sembra confermare ΛCDM non è dunque una smentita della CMDE, ma la dimostrazione che i dati sono robusti e leggibili con più di una chiave teorica.
Conclusione
Le survey cosmologiche non appartengono a un modello: appartengono alla luce. È l’interpretazione che decide il linguaggio con cui quei dati vengono letti. Dove ΛCDM parla di spazio in espansione, la CMDE legge la stessa luce come tempo che si trasforma.
