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Il tempo non si inverte: la direzionalità informazionale della CMDE

Aggiornamento: 7 set

Illustrazione digitale di un flusso informazionale luminoso che si propaga in avanti nello spazio metrico, rappresentando la direzionalità irreversibile del tempo secondo la funzione z(t) della CMDE.

Tutti parlano del tempo come se fosse una linea, un asse neutro su cui ci si può muovere avanti o indietro, come in una storia da riavvolgere. Ma la CMDE non funziona così. Non perché lo vieti una legge esterna. Ma perché la struttura stessa della metrica z(t) rende impossibile ogni inversione. Il tempo, nella CMDE, non è simmetrico. È direzionale.


Questa direzionalità non nasce da un principio astratto. Nasce dalla trasformazione irreversibile dell’informazione nella luce. Ogni variazione che z(t) descrive è una transizione metrica che non può essere ripercorsa all’indietro: non perché manchi una forza opposta, ma perché l’informazione trasformata perde la sua configurazione originaria. Ciò che la luce diventa, non può tornare a ciò che era. Non c’è memoria da recuperare, perché la memoria è già stata riscritta metricamente.


In altre parole: non esiste una simmetria temporale nella CMDE. La derivata temporale della funzione z(t), dz/dt, ha un solo segno dominante, una sola curva continua, una sola direzione. E questa direzione non è una convenzione: è la traccia stessa di un universo che si riorganizza solo in avanti.


Nella cosmologia standard, il tempo è spesso reversibile: le equazioni funzionano anche al contrario. Ma in CMDE questo non accade. Perché qui il tempo non è una variabile tra le altre. È la sostanza della trasformazione. E ciò che si trasforma, lo fa secondo un ordine che non può essere scambiato, né invertito, né rispecchiato.


Per questo nella CMDE non c’è mai un “ritorno”: c’è solo una stratificazione continua, una narrazione metrica che avanza e si sedimenta, rendendo ogni fase successiva l’unica possibile a partire da ciò che è stato. Non c’è destino. Ma c’è direzionalità metrica. E questo cambia tutto.


Perché significa che l’universo non è un film che possiamo riavvolgere. È un codice che evolve. Una memoria che si scrive. Una coerenza che cammina in avanti, perché solo in avanti può esistere un significato leggibile.

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