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Derivare il tempo: quando la metrica rivela le sue armonie nascoste

Una biblioteca surreale sorge in un deserto di vetro infinito, dai suoi libri aperti si sprigionano onde luminose multicolori che si innalzano verso il cielo come armoniche del tempo, simbolo delle derivate nascoste della funzione z(t) della CMDE.

Una funzione matematica non è solo una linea tracciata su un piano: è una sorgente di informazioni potenzialmente infinita. Ogni volta che la deriviamo, ne esploriamo un nuovo strato, come se togliessimo veli successivi a una struttura nascosta. La funzione z(t) della CMDE 4.1 è stata costruita per essere non soltanto continua, ma derivabile più volte, fino all’ottavo ordine. Questa scelta non è un virtuosismo tecnico, ma un atto di coerenza.


Perché un universo governato dal tempo informazionale non può essere spezzato. Se il tempo è la metrica fondamentale, deve poter essere letto non solo nel suo scorrere diretto, ma anche nelle sue accelerazioni, curvature, vibrazioni sottili. Le derivate di z(t) non sono un gioco di algebra, sono il modo in cui il tempo stesso rivela i propri battiti nascosti. La prima derivata racconta la velocità della trasformazione, la seconda la sua variazione, e così via, fino a giungere a quelle armoniche profonde che tracciano pattern di risonanza invisibili.


Molti modelli cosmologici si fermano alla superficie: spiegano il redshift con un parametro, adattano una curva, aggiustano una costante. La CMDE, invece, scava dentro la funzione, perché sa che la sua struttura deve restare coerente anche negli strati più sottili. È per questo che i test hanno spinto le derivate fino all’ottavo ordine, rivelando un ritmo armonico che non si interrompe. È come ascoltare non solo la melodia principale di un brano, ma anche le sue armoniche, le risonanze che fanno vibrare l’intera partitura.


Derivare z(t) significa dunque leggere l’universo in profondità. Significa accorgersi che il tempo non si limita a trasformarsi, ma organizza le proprie variazioni come un tessuto armonico. Ogni ordine derivativo aggiunge una voce, e tutte insieme compongono il coro di un universo che non esplode, non vibra caoticamente, ma si modula con coerenza. È questa la forza della CMDE: mostrare che il tempo, quando lo si deriva, non si frantuma, ma canta.

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