L’origine non è un inizio. È una coerenza sufficiente.
- Ivan Carenzi

- 7 lug
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Aggiornamento: 7 set

Cerchiamo sempre un’origine. Un momento, un punto, una causa. Ma nell’universo della CMDE, l’origine non è qualcosa che accade: è una condizione che si raggiunge. Non c’è un prima e un dopo. C’è un ritmo che diventa coerente. Una trasformazione che si organizza fino a produrre una sequenza distinguibile. L’universo non comincia in un luogo, ma in una soglia metrica in cui il tempo smette di variare a caso e comincia a strutturarsi. L’origine, nella CMDE, non è un evento, ma un passaggio di fase interna alla metrica stessa. Una fase in cui la variazione diventa riconoscibile, la densità si stabilizza, le relazioni si intrecciano, le simmetrie si rompono e lo spazio si percepisce. Ma tutto questo non accade dopo l’inizio: è l’inizio. Perché l’inizio non è una scintilla: è una convergenza. E la convergenza non è scelta né generata: è una possibilità realizzata metricamente. In questa visione, l’universo non ha un’origine puntuale. Ha una soglia di coerenza superata. L’origine è la prima forma compatta di una metrica che, fino a quel momento, era solo possibilità informe. Il Trattato non racconta il momento in cui il mondo nasce: racconta il momento in cui la realtà comincia a poter essere riconosciuta come tale. Non c’è un istante in cui qualcosa inizia. C’è un grado di coerenza in cui il tempo si fa realtà. E questa è la sola origine che possiamo considerare davvero reale.


