La realtà non accade: viene riconosciuta
- Ivan Carenzi

- 5 lug
- Tempo di lettura: 1 min
Aggiornamento: 7 set

Non c’è un istante in cui l’universo comincia. C’è un grado in cui la sua struttura diventa abbastanza coerente da essere riconoscibile. Non c’è una soglia fisica, ma una soglia percettiva interna alla metrica stessa. Quando la rete delle relazioni, delle curvature, delle densità e dei nodi diventa così organizzata da apparire stabile, allora inizia a sembrare reale. Ma questa realtà non si accende: si rende riconoscibile. La CMDE non prevede alcun momento in cui qualcosa “succede”. Prevede una progressione continua nella coerenza della trasformazione informazionale, fino a superare un punto invisibile in cui il sistema si autoidentifica come universo. Questo non è un inizio: è un atto di riconoscimento. Il cosmo non nasce da una scintilla, ma da una soglia interna raggiunta metricamente. L’universo non si manifesta per generazione, ma per emergenza. E non per forza esterna, ma per convergenza interna. È il tempo stesso che, organizzandosi, arriva a vedersi. A quel punto, ciò che chiamiamo realtà non è altro che un sistema di trasformazioni che ha raggiunto sufficiente coerenza da generare percezione. La realtà non è un evento. È una soglia. Non è accadimento, ma struttura che si vede. E quando si vede, si manifesta. L’universo, nella CMDE, non è una cosa che accade, ma una possibilità che ha imparato a essere leggibile. Così, la realtà comincia senza iniziare. Ed è questa la sua prima forma di presenza.


