Nell’universo CMDE, essere significa variare metricamente
- Ivan Carenzi

- 14 lug
- Tempo di lettura: 1 min
Aggiornamento: 7 set

Che cosa significa “essere”? Non in senso astratto, né filosofico, ma metricamente. Nella visione CMDE, l’essere non è una sostanza, né un oggetto, né una presenza statica. Essere significa partecipare a una variazione coerente della metrica del tempo. Non c’è nulla che possa esistere se non all’interno di una trasformazione leggibile. Un’entità è, solo se la sua traiettoria nel ritmo informazionale è distinguibile, continua, e immersa nella rete di relazioni. Non c’è essere fuori dal tempo, perché non c’è struttura fuori dalla variazione. Il tempo non contiene le cose: è la loro forma dinamica. E ciò che chiamiamo “essere” è sempre e soltanto una variazione metricamente organizzata. Non si può dire che qualcosa esiste se non genera una traccia leggibile nella trasformazione. La CMDE non distingue tra essere e divenire: li fonde. Esistere non è contrapposto a cambiare. È cambiare in modo riconoscibile. Per questo l’universo non è fatto di enti, ma di traiettorie. Non di sostanze, ma di tensioni. Non di presenza, ma di struttura ritmica. E in questa visione, ciò che è, è solo ciò che varia. E ciò che varia non per caso, ma in modo sufficientemente coerente da essere riconosciuto come differenza. L’essere, nella CMDE, non è mai fermo. È un ritmo che ha trovato forma.


