Redshift diverso per la luce e le onde gravitazionali? È un problema serio.
- Ivan Carenzi
- 27 lug
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Domanda completa:
"Signor Carenzi, ma lei si rende conto che la sua funzione z(t), se davvero trasforma l’informazione della luce in modo indipendente dallo spazio, dovrebbe applicarsi anche alle onde gravitazionali? E allora mi spieghi: perché l’evento GW170817 ha mostrato un redshift identico per onde gravitazionali e luce? Perché in tutte le analisi multi-messenger finora pubblicate non c’è nessuno scarto? Se il suo modello prevede uno z diverso per i due segnali, ha un problema serio di coerenza osservativa."
Risposta CMDE
La CMDE 4.1 non assume che la luce e le onde gravitazionali vengano trasformate allo stesso modo: assume che siano due veicoli informazionali diversi, con strutture di coerenza profondamente distinte. La luce, nella CMDE, è un segnale informativo modulato in frequenza che attraversa e registra ogni variazione del tempo metrico attraverso la funzione z(t). Le onde gravitazionali, invece, non trasportano la stessa forma di informazione: sono distorsioni del ritmo metrico globale, non flussi di contenuto percettivo locale. Proprio per questo motivo, la CMDE non impone l’identità del redshift tra i due segnali. E in effetti, analisi raffinate dell’evento GW170817 hanno evidenziato lievi discrepanze nei tempi di arrivo e nei profili energetici, che la CMDE interpreta non come “ritardi” ma come differenziali di trasformazione informazionale. Nel modello standard, si assume che entrambi i segnali subiscano lo stesso z perché lo spazio si espande per entrambi allo stesso modo. Ma nella CMDE non è lo spazio a cambiare: è la coerenza informazionale del segnale a trasformarsi nel tempo. E la luce e le GW, pur nascendo dallo stesso evento, non hanno la stessa struttura informazionale, quindi non sono obbligate a subire lo stesso z. La CMDE non viola la coerenza multi-messenger: la raffina. Prevede che in condizioni ideali, gli z coincidano entro l’incertezza, ma che in eventi ben campionati – come GW170817 – possano emergere scarti minimi, dovuti alla diversa natura del segnale. E questo, lontano dal costituire una debolezza, è una previsione precisa della teoria, e uno dei suoi test più forti.
Conclusione
La CMDE non impone simmetria di redshift tra luce e onde gravitazionali: la condiziona alla struttura informazionale del segnale. Dove la cosmologia standard vede un’identità geometrica, la CMDE vede una differenza metrica. E se queste differenze emergono nelle osservazioni, saranno proprio loro a confermare che l’universo si trasforma nel tempo, e non si espande nello spazio.