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Redshift uniforme in tutte le bande

Aggiornamento: 3 lug


Domanda completa:

"Se la tua metrica è corretta, come mai il redshift delle galassie corrisponde perfettamente a una relazione distanza‑tempo osservata con molteplici strumenti e in bande diverse (ottico, radio, X)?"

Risposta CMDE

Perché nella CMDE 4.1 il redshift rimane perfettamente uniforme attraverso tutte le bande dello spettro proprio in quanto effetto della trasformazione informazionale del segnale luminoso nel tempo e non del mezzo in cui il segnale viaggia o delle sue specifiche frequenze, infatti la struttura metrica ipotizzata non altera in alcun modo la coerenza spettrale fra le bande ma anzi la garantisce, poiché la variazione osservata dello shift dipende solo dal tempo proprio di arrivo del segnale rispetto al tempo proprio di emissione, indipendentemente dalla frequenza originaria, pertanto tutte le bande risultano affette da un identico fattore di deformazione informazionale, che si applica in modo coerente sia alla componente ottica sia a quella radio che a quella X o infrarossa, e questo spiega perfettamente perché lo spostamento verso il rosso misurato da telescopi diversi in bande diverse restituisce valori compatibili fra loro, perché il fattore z(t) previsto dalla CMDE è una funzione universale del tempo proprio e non una funzione dipendente dalle proprietà del mezzo o della radiazione, dunque non sorprende che i redshift osservati risultino “uniformi across bande” come rilevato dalle survey spettroscopiche multibanda, anzi questo fatto conferma implicitamente la correttezza dell’assunto informazionale della teoria, che considera la luce come una sequenza coerente di informazione modulata temporalmente, e non come un’onda che si espande in uno spazio in espansione, ed è proprio per questo che la CMDE non solo tollera la coerenza inter-banda del redshift, ma anzi la prevede in modo naturale, dato che nella struttura metrica a tre fasi la funzione z(t) agisce come operatore uniforme sul tempo di viaggio della luce, senza discriminare la banda o l’energia originaria, perciò la coincidenza fra i redshift misurati da Euclid (ottico), VLA o SKA (radio), e Chandra o Athena (X) non costituisce una difficoltà per la CMDE ma piuttosto un punto di forza, coerente con la natura informazionale del segnale luminoso nel tempo.


Conclusione

Ciò che nel modello standard viene letto come conferma dell’espansione omogenea dello spazio, nella CMDE trova una spiegazione ancora più profonda: la luce mantiene la propria coerenza perché è il tempo a trasformarla, non il mezzo a distorcerla. E dove la metrica classica vede un effetto geometrico, la CMDE legge una legge informazionale universale.

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